Un portale pubblico dei cervelli in fuga

In Italia formiamo giovani capaci di competere al più elevato livello nel loro campo, che però si sono stancati di ricevere solo pacche sulle spalle dalle istituzioni italiane e non opportunità e finanziamenti comparabili con gli altri grandi paesi europei. Quello che è triste è che non ci rendiamo conto che così è il paese che perde opportunità di crescere ed essere competitivo.

Il compito principale della politica dovrebbe essere quello di mettere le nuove generazioni nelle condizioni di esprime al meglio le proprie potenzialità. E’ triste continuare a constatare che questo potenziale i giovani italiani riescono invece ad esprimerlo al meglio quando escono dai confini nazionali. Ad andarsene sono sempre di più anche i neodottori negli indirizzi tecnico-scientifici e nelle aree più avanzate del paese. Lo confermano i dati dell’ultimo Rapporto Specula sui laureati lombardi, ove si afferma inoltre che  essi “si adattano ad ogni occasione, ma sono anche sempre più pronti ad intraprendere nuove strade, alla ricerca di migliori possibilità”. Tra le nuove strade intraprese – per portarsi il più lontano possibile dalla rassegnazione – c’è sia chi cerca di inventarsi qualcosa di nuovo per far fruttare il proprio talento in Italia sia chi si sposta alla ricerca di territori più fertili.

Secondo una recente indagine svolta dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo sui principali paesi europei, i Milennials italiani risultano essere quelli che meno pensano di riuscire a valorizzare nei prossimi anni il proprio talento nel proprio territorio di origine e che più vedono come soluzione la ricerca di opportunità all’estero. Oramai oltre uno studente universitario su due prende in considerazione il completamento degli studi o l’esperienza di lavoro oltre confine. Di fatto significa che nei giovani italiani la decisione non riguarda più se andarsene ma, piuttosto, se davvero valga la pena rimanere. Perdiamo il capitale più pregiato. L’Istat, in particolare, documenta una continua crescita del flusso in uscita dei dottori di ricerca, con un dato quasi raddoppiato negli ultimi anni. Possiamo legittimamente vantarci dei successi che essi ottengono nel mondo, come ha fatto il Ministro Giannini dopo gli esiti delle prestigiose borse ERC. E’ però anche comprensibile la reazione stizzita da parte di alcuni vincitori che si trovano a fare ricerca all’estero perché non hanno trovato spazi e riconoscimento nel proprio paese, come ben raccontano le storie raccolte da Repubblica.it. In Italia formiamo giovani capaci di competere al più elevato livello nel loro campo, che però si sono stancati di ricevere solo pacche sulle spalle dalle istituzioni italiane e non opportunità e finanziamenti comparabili con gli altri grandi paesi europei. Quello che è triste è che non ci rendiamo conto che così è il paese che perde opportunità di crescere ed essere competitivo. Coltiviamo il terreno e lasciamo poi ad altri raccogliere i frutti.

Dobbiamo migliorare notevolmente quindi la capacità di promuove in Italia il capitale umano delle nuove generazioni anche attraverso un piano drastico di rinnovamento generazionale delle Università italiane. Ma dobbiamo anche valorizzare di più e con nuovi strumenti i talenti italiani all’estero. Attualmente non sappiamo nemmeno dove si trovi la gran parte di essi. Perché, ad iniziare dalle Università milanesi e con coordinamento del Comune, non si crea un portale pubblico dei dottori di ricerca fuoriusciti, accessibile alle istituzioni e alle aziende, utile sia per progetti di collaborazione internazionale che di riattrazione? Almeno in questa città, niente pacche sulle spalle ai giovani, ma strumenti concreti per contare qui e far contare con loro Milano nel mondo.

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