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La spinta gentile dei senior per la crescita del Paese

La popolazione italiana non cresce più. Nel 2014 le nascite sono state 509 mila contro 597 mila decessi. Il saldo naturale risulta quindi fortemente negativo soprattutto come conseguenza del calo delle nascite. A questo si deve aggiungere il flusso di uscita degli italiani verso l’estero, aumentato continuamente negli ultimi anni fino a raggiungere le 90 mila unità. Dal lato imagesopposto c’è l’immigrazione straniera che però, anche a causa della crisi, si è ridimensionata sensibilmente: nel corso del 2014 ci sono state 255 mila entrate di cittadini di nazionalità estera a fronte però di 48 mila stranieri che hanno deciso di tornare nel loro paese di origine.

Rilanciare la capacità di coinvolgere i cittadini

Giuliano Pisapia ha consentito al centrosinistra di conquistare Milano e ha aperto una possibile stagione di cambiamento. Non è arrivato alla terra promessa, nel senso che la Milano desiderata è ancora lontana da quella realizzata. Va però riconosciuto che i tempi erano oggettivamente difficili, soprattutto per la perdurante crisi economica e le sempre più limitate risorse pubbliche. Ora la guida della metropoli nel XXI secolo post Expo è consegnata ad altri.

La rivoluzione femminile deve durare tutto l’anno

«FELICE il Paese che non ha bisogno di eroi» e che non ha bisogno di celebrare la Festa della donna in un giorno specifico dell’anno. L’8 marzo è passato ma le difficoltà della componente femminile della popolazione nell’ottenere l’espressione piena dei diritti di parità durano 365 giorni. Nella “Vita di Galileo” da cui è tratta la famosa frase citata in apertura, Bertolt Brecht racconta il tormento e le resistenze prodotte dalla messa in discussione delle tradizionali certezze del cosmo. Anche la rivoluzione della presenza femminile nella società, nel mercato del lavoro, nella politica, trova molti ostacoli e resistenze a compiersi nonostante la documentazione scientifica dei vantaggi che comporterebbe, analogamente alle evidenze empiriche fornite dal cannocchiale di Galileo.

11 miliardi sul pianeta e l’incerto destino dell’Africa

Molti osservatori non esperti si sono quindi chiesti fino a che punto possiamo fidarci delle previsioni.

L’arte di prevedere il futuro
Alcune considerazioni possono essere d’aiuto. La prima è che per definizione le previsioni sono sbagliate. Nessuno conosce il futuro. Rimane però vero che ammontare e struttura della popolazione non cambiano repentinamente, fatti salvi eventi catastrofici. C’è quindi un fattore inerziale che aiuta a costruire scenari affidabili nel breve e medio periodo, ma nel lungo termine l’incertezza rimane alta. Tanto per fare un esempio, possiamo facilmente prevedere la popolazione italiana nel 2014, dato che sarà composta soprattutto da persone già presenti oggi, ma molto più complicato è sapere quanti e come saremo nel 2114.  L’unico modo per difenderci da questa incertezza è aggiornare continuamente le previsioni tenendo conto dei cambiamenti in corso.
Una seconda considerazione riguarda il fatto che le variazioni maggiori coinvolgono un insieme limitato di paesi, in particolare quelli con fecondità molto elevata. Sono in tutto 31, di cui 29 in Africa. Difficile allo stato attuale capire quando e con che rapidità si realizzerà anche per essi la transizione riproduttiva.

Città protagoniste

Nella storia della civiltà umana si possono identificare quattro momenti chiave in cui le città hanno un ruolo di protagoniste: il Neolitico, la rivoluzione dei Comuni, la rivoluzione industriale e la rivoluzione digitale. In passato, ciascuno di questi passaggi rivoluzionari ha modificato in modo radicale sia le città sia il nostro modo di vivere, e lo stesso potrebbe avvenire oggi con la rivoluzione digitale, che mira a far diventare «intelligenti» le città in un mondo in cui la popolazione urbana è diventata la maggioranza. Le città sono da sempre al centro del cambiamento. Le maggiori discontinui­tà e rivoluzioni nella storia dell’uomo hanno di fatto sempre avuto le città come protagoniste. Possiamo vederlo attraverso quattro momenti chiave delle trasformazioni che hanno cambiato il nostro modo di vivere: il Neolitico, la rivoluzione comunal-cittadina che pone le premesse del Rinascimento, la rivoluzione industriale, per finire con la rivoluzione digitale in corso.