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Un nuovo progetto riformista con al centro le nuove generazioni

Senza riforme ci si tiene un Paese che non funziona o che funziona per sempre meno cittadini. Chi ha rendite di posizione e benessere passato da proteggere, migliora la propria situazione relativa. Chi è in difficoltà o fa il suo ingresso nella vita adulta e professionale, si trova invece con crescente rischio di esclusione e restrizione di opportunità. Nel complesso il paese stenta a crescere e aumentano le diseguaglianze.

No al linguaggio violento in rete. Ma non è chiaro come reagire

Il web sta diventando sempre più importante, oramai quasi imprescindibile, come strumento per informarsi, confrontarsi, accedere a servizi amministrativi, condividere idee ed esperienze, creare progetti comuni. Negli ultimi anni è cresciuta notevolmente anche la presenza degli anziani in Rete, usata come mezzo per interagire con le famiglie dei figli, come contesto di relazione sociale, come fonte di informazioni.

L’eccezione virtuosa di chi ai giovani dà una chance

Una popolazione diminuisce, invecchia, entra in una spirale negativa tra economia, demografia e benessere sociale, quando non funziona il ricambio generazionale. L’Italia demografica è in sofferenza perché le nascite sono precipitate e ci troviamo con sempre meno giovani, mentre cresce la componente anziana. Se i ventenni e i trentenni sono di meno, si ottengono di conseguenza ancor meno nascite, perché tali età sono al centro della vita riproduttiva. Se gli ottantenni sono di più, aumentano i decessi, per le condizioni di fragilità delle fasce molto avanzate. Come esito di queste dinamiche, nel nostro paese le nascite sono in diminuzione e i decessi in aumento, con uno squilibrio in estensione a favore dei secondi. Questo divario è stato nel passato controbilanciato dal saldo migratorio positivo. Ne 2015 per la prima volta tale compensazione è risultata però insufficiente per la diminuzione dei nuovi residenti arrivati dall’estero, ma anche per un aumento degli espatri, sia di italiani che di stranieri, in cerca di opportunità altrove.

Il Futuro che (Non c’è) – Editoriale

Il successo di una azienda, prima ancora che dalla dotazione di nuove tecnologie, dipenderà nei prossimi decenni dalla capacità di lungimirante gestione della propria forza lavoro. Questa convinzione, in combinazione con il processo di invecchiamento, ha fatto crescere negli ultimi anni l’attenzione verso l’«age management», inteso come insieme coerente di risposte che le organizzazioni possono dare per migliorare il contributo professionale dei singoli a tutte le età, comprese quelle più mature. L’Italia, come mostrano varie ricerche, è però in colpevole ritardo nell’affrontare concretamente questa cruciale sfida, non solo per la recessione che ha spostato l’attenzione delle imprese sul presente con approccio difensivo, ma per motivi anche strutturali di lungo periodo e culturali radicati. Non c’è dubbio però che le realtà che prima inizieranno ad agire positivamente in questa direzione, si troveranno nei prossimi anni con un vantaggio competitivo sulle altre.

Servizio Civile. Orizzonte aperto ai giovani

Fare in modo che i progetti di vita delle nuove generazioni trovino pieno successo nella loro realizzazione dovrebbe essere una delle preoccupazioni principali di un Paese interessato a mettere basi solide del proprio futuro. Questo è ancor più vero oggi: la maggior complessità delle società moderne avanzate, la rapidità dei cambiamenti, la più accentuata specializzazione di saperi e competenze, la più elevata competitività internazionale, la maggior pervasività dell’innovazione tecnologica, rendono più arduo orientarsi nelle scelte formative, più instabile il percorso professionale, più incerta la realizzazione dei propri obiettivi di vita.