Non è eccessivo riconoscere che l’Italia si trovi oggi davanti ad un drammatico bivio. Da un lato c’è il sentiero stretto, tutto in salita, che va verso una nuova fase di sviluppo economico e sociale. Sull’altro lato c’è un’ampia strada in discesa “che porta al disastro” – come ammoniva il direttore Tamburini in un editoriale pubblicato poco prima della seconda ondata pandemica – “reso ancora più drammatico dalla montagna di debito pubblico”. Le nostre fragilità passate e l’impatto della crisi sanitaria ci spingono verso la seconda strada. Servirà, nel nuovo anno, tutta la nostra volontà e lucidità d’intenti per imboccare con decisione la prima. Tra gli squilibri accumulati che ci sbilanciano verso la direzione sbagliata, assieme all’indebitamento c’è anche, forse ancor più, l’invecchiamento demografico. Si tratta di due enormi macigni che gravano sul debole capitale umano delle nuove generazioni, a cui si associa la scarsa capacità di piena valorizzazione nella società e nel mondo del lavoro.