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Under 25 in via d’estinzione. Il vecchio continente sta diventando una profezia

Se in una carta geografica si rappresenta l’estensione di un’area in base al peso della popolazione, nel planisfero del 1950 l’Europa si troverebbe ad occupare oltre il 20% di tutta la superficie terrestre. La versione dinamica di questo particolare cartogramma farebbe vedere come all’inizio del XX secolo tale spazio fosse ancora maggiore, arrivato a superare il 25%. Se invece ci si sposta verso il presente, si nota che l’Europa si riduce fino a dimezzarsi. Il valore attuale è infatti inferiore al 10%. Se mai in passato il nostro continente ha avuto così tanti abitanti come oggi, è anche vero che mai nella storia moderna è stato relativamente così piccolo rispetto al resto del mondo.

Le nuove sfide demografiche sono vincenti investendo su Welfare, natalità e Africa

Il secolo, o meglio i cento anni, che vanno dal 1950 al 2050 verranno ricordati come il periodo con maggior intensità della crescita della presenza umana sulla Terra. Difficilmente in futuro si assisterà ad una esplosione demografica analoga, se non nella prospettiva di espandere la presenza in altri pianeti (ma a parte qualche viaggio temporaneo di cittadini privati nello spazio, siamo ancora lontani da tale scenario). Per quanto riguarda l’espansione della nostra specie sul pianeta madre, è impressionante notare come dalla metà del XX secolo alla metà del XXI la popolazione risulti moltiplicata per quattro: da 2,5 miliardi ai quasi 10 miliardi previsti. Il tempo in cui viviamo si trova ancora all’interno di questa finestra del tutto unica ed eccezionale. E’ quindi naturale osservarla con stupore misto a timore.

Una rivoluzione che mette al centro le nuove generazioni

“Il momento migliore per piantare un albero è vent’anni fa. Il secondo momento migliore è adesso” dice un proverbio cinese attribuito a Confucio. Lo stesso vale per l’Assegno unico e universale per i figli (AUUF). Sarebbe stato utile alle famiglie italiane per rispondere alle difficoltà economiche e all’insicurezza verso il futuro durante la Grande recessione del 2008. O quantomeno in tempo per affrontare l’impatto della crisi sanitaria. Una proposta di istituzione di tale misura è rimasta, invece, per vari anni ferma in Parlamento, per poi trovare nuovo impulso nel contesto del Family Act. Dopo un percorso di rallentamenti e accelerazioni si è ottenuto solo ieri il via libera definitivo. Il Parlamento ha cercato di dare un segnale positivo con l’approvazione finale fatta arrivare qualche giorno prima della seconda Pasqua in confinamento e qualche giorno dopo la pubblicazione dei drammatici dati Istat sulla dinamica demografica durante la pandemia.

Un figlio nel XXI secolo

Le società moderne avanzate sono entrate, negli ultimi decenni del XX secolo, in una fase nella quale avere figli è una scelta sempre meno scontata. Il processo decisionale non opera più in sottrazione, ma in aggiunta rispetto ad una condizione di base che è quella di assenza di figli (la contraccezione non subentra per togliere, ma è diventata la condizione comune di base che viene interrotta per consentire una nascita desiderata).

Per abolire le diseguaglianze servono asili e formazione permanente

La sfida maggiore del nostro tempo è saper gestire la complessità. Saper, inoltre, individuare e cogliere opportunità nella complessità. Ma anche crearne di nuove. E, infine, dalle opportunità saper generare valore, alimentando un circuito virtuoso in cui la capacità di essere e fare delle persone cresce assieme ai livelli di benessere (nelle sue varie dimensioni) del contesto sociale ed economico in cui operano.