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Più squilibri demografici, più disuguaglianze sociali

Nelle società del passato la durata di vita era mediamente molto breve a causa di alti rischi di morte a tutte le età. Oggi alcune limitate aree del pianeta si trovano ancora in tale condizione, ma la grande maggioranza della popolazione mondiale vive in contesti in cui l’aspettativa di vita è in continuo miglioramento.

Bambini perduti. Lo sciopero dei figli contro la natalità zero

La Terza Conferenza nazionale della famiglia, tenuta a Roma il 28-29 settembre scorso, non rimarrà alla storia come punto di svolta delle politiche familiari in Italia. Si sono sentite buone intenzioni, tanta retorica, ma impegni precisi e incisivi pochi e in ordine sparso. Dopo aver toccato il record negativo di nascite nel 2013, averlo battuto nel 2014, essere scesi ulteriormente nel 2015, essere precipitati ancor più sotto nel 2016, cosa deve ancora succedere per decidere di cambiare rotta? Cosa manca per capire che senza mettere in relazione virtuosa scelte di formazione della famiglia, occupazione femminile, benessere infantile, non possiamo tornare a crescere in modo solido e creiamo, anzi, squilibri che diventano costi futuri?

2050 L’Europa si spopola

Possiamo sintetizzare le sfide che pone la demografia in questo secolo in quattro punti.
1 – Non siamo mai stati così tanti sulla Terra. Il ritmo di crescita è più lento rispetto al secolo scorso, ma si aggiungeranno comunque almeno altri due miliardi di abitanti prima del 2050 rispetto ai circa 7,5 miliardi attuali.

Chiesa e giovani, così si avvia un nuovo cammino insieme

I giovani hanno una grande voglia di far sentire la propria voce e di diventare protagonisti di una Chiesa che si rinnova, che ‘ringiovanisce il suo volto’. Questo desiderio è emerso in modo molto forte durante il Seminario internazionale di studio sulla situazione giovanile, organizzato in vista della XV Assemblea Generale Ordinaria che avrà per tema ‘I giovani, la fede e il discernimento vocazionale’. Tale seminario, tenuto a Roma dall’11 al 15 settembre, è nato come occasione di incontro tra esperti di varie discipline e giovani di tutte le parti del mondo. Non è, infatti, possibile pensare di occuparsi delle nuove generazioni senza coinvolgerle direttamente e in modo qualificato.

I giovani e il richiamo del Neofascismo

LE NUOVE generazioni italiane sono una fonte di energia sprecata e dissipata, indotta a dipendere dai genitori a lungo o andarsene all’estero, anziché chiamata ad essere la risorsa chiave per aiutare il Paese a interpretare in modo vincente le sfide del XXI secolo. Ci troviamo così con un elevato numero di giovani spenti, ma anche con un crescente desiderio di trovare un proprio ruolo — in positivo o in negativo — rispetto ai processi di cambiamento. È infatti in aumento sia il numero degli interessati al volontariato e al servizio civile, sia il numero di chi rivolge attenzione e adesione ai movimenti di opposizione antisistema. È in questa parte torbida del mix di frustrazione, paura e rabbia, che oggi sta pescando con successo soprattutto la destra neofascista, come racconta l’inchiesta di Repubblica.

I dati di un’indagine dell’Istituto Toniolo, condotta ad inizio di quest’anno, ci dicono che il 6,1 per cento degli italiani tra i 20 e i 34 anni si colloca alla destra più estrema. Un dato che sale quasi a uno su dieci se si considerano anche coloro che si sentono molto vicini a tale area politica. Il bacino di pesca dei movimenti che mescolano xenofobia, difesa dei valori della patria e conservazione della tradizione, può però risultare ancora più ampio rispetto a quanto rivelano questi numeri, per due motivi.

Il primo deriva dal fatto che più che le categorie “destra” e “sinistra” il discrimine nell’orientare le preferenze politiche dei giovani è soprattutto quello sull’asse apertura-chiusura. La percentuale di chi è schierato decisamente dal lato della chiusura risulta più alta rispetto a chi si identifica con la destra estrema. L’indagine ci dice che il 12,3% degli intervistati considera chi arriva da altri paesi esclusivamente come minaccia per la nostra società; il 20,1 per cento ritiene sia assoluta priorità della politica la protezione dei nostri valori morali e religiosi tradizionali.

Il secondo motivo è il fatto che l’indagine riguarda ventenni e trentenni. Meno chiaro è l’orientamento al voto di chi deve ancora compiere 18 anni o li ha compiuti da poco. Ma è proprio questa la fase in cui è più forte la voglia di provare a mettersi in gioco, di far parte di qualcosa di nuovo che migliori o si contrapponga all’esistente. Più si tarda a offrire un’offerta credibile e convincente di espressione positiva di tale desiderio, più aumenteranno i ragazzi che faranno la loro prima esperienza di partecipazione politica con movimenti estremisti.