Le nuove generazioni italiane hanno subito nel tempo un progressivo indebolimento della capacità di mettere le proprie energie e intelligenze al servizio dei più avanzati processi di sviluppo, conseguenza di fragilità su tutta la transizione scuola-lavoro. L’Italia è così diventata uno dei Paesi con maggior percentuale di NEET (gli under 35 che non studiano e non lavorano). Condizione ulteriormente cresciuta con la grande recessione del 2008-13 e rimasta, dopo la crisi, tra le peggiori in Europa.
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Per abolire le diseguaglianze servono asili e formazione permanente
La sfida maggiore del nostro tempo è saper gestire la complessità. Saper, inoltre, individuare e cogliere opportunità nella complessità. Ma anche crearne di nuove. E, infine, dalle opportunità saper generare valore, alimentando un circuito virtuoso in cui la capacità di essere e fare delle persone cresce assieme ai livelli di benessere (nelle sue varie dimensioni) del contesto sociale ed economico in cui operano.
Il baricentro si sposta sul bambino come titolare del sostegno
La Legge di bilancio è vissuta, ogni anno, come un momento importante e delicato. Lo è ancor più quest’anno per i contenuti in sé e per il messaggio che la politica darà al Paese rispetto al momento che stiamo attraversando, alle urgenze in risposta alle difficoltà poste dalla pandemia e alle prospettive di rilancio della crescita.
Il “nuovo” che manca al lavoro nell’Italia del XXI secolo
Il lavoro non è più quello di un tempo: è tempo di un lavoro nuovo. “Nuovo” da intendere nella combinazione di tre aspetti: la qualità da aggiungere al lavoro; la capacità di produrre benessere in modo nuovo; lo spazio strategico che le nuove generazioni devono poter conquistare.
Allarme caduta delle nascite, il calo aumenta sempre di più
L’Italia è tra i paesi che maggiormente rischiano di peggiorare le possibilità di crescita e le condizioni di benessere delle famiglie rispetto alla situazione pre-covid. Prospettiva ancor più preoccupante se si considera che già prima della Pandemia il quadro sociale ed economico era tra i meno positivi in Europa. Ma l’Italia può essere considerata anche tra i paesi con più margini di miglioramento se dopo il lockdown sarà in grado di reimpostare adeguatamente il proprio percorso di crescita valorizzando, finalmente, tutte le sue potenzialità. E’ la “speranza” richiamata dal Governatore Visco nelle ultime “Considerazioni finali”. Più però si tarda e più l’azione avversa della demografia rischia di trascinare irreversibilmente il paese fuori rotta.