Il cammino di preparazione del Sinodo dei Vescovi dedicato ai giovani è diventato l’occasione per la realizzazione di una delle esperienze, in assoluto, più ampie e interessanti di ascolto delle nuove generazioni di tutto il pianeta.
Molti e diversificati sono stati gli strumenti predisposti a questo fine. Si è partiti con il questionario destinato alle Conferenze Episcopali e ad altri organismi ecclesiali, attraverso il quale si sono chiesti dati su caratteristiche e condizioni dei giovani, assieme a informazioni su come le varie diocesi e le varie realtà ecclesiali di tutto il mondo interpretano concretamente la sfida del mettersi in relazione con le nuove generazioni.
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Le attese dei giovani
Movimento cinque stelle e Lega sono considerate le forze che hanno vinto le elezioni, quelle che hanno ottenuto la maggior spinta dell’elettorato a prender posto nel Parlamento e, conseguentemente, ad assumere la guida del Paese. Sarà un bel rebus trovare una maggioranza, ma una cosa è certa: senza la fiducia di almeno una di tali due forze politiche (se non entrambe) nessun Governo è possibile.
Nella testa dei diciottenni. Cari ragazzi futuri centenari
Cosa sappiamo dei diciottenni italiani di oggi? Di quali caratteristiche distintive sono portatori? Come interpretano il loro tempo? Quali desideri, timori, attese hanno rispetto al proprio futuro?
I dati più solidi sono quelli demografici, che ci dicono che i diciottenni sono poco più di 570 mila, compresi circa 45 mila stranieri. Sono nati in un periodo di persistente denatalità, presentano quindi una dimensione meno consistente rispetto alle generazioni precedenti (i 35enni, ad esempio, sono pari a 730 mila e i 65enni attorno a 700 mila).
Giovani, politica e sindacati
Arriviamo da una campagna elettorale che ha poco appassionato i giovani e che lascia risultati considerati dai giovani stessi insoddisfacenti. I dati delle rilevazioni post voto mostrano come la grande maggioranza abbia deciso negli ultimi giorni e prevalga la convinzione che non si riuscirà ad avere un governo solido. Questo è allora forse il momento migliore per guardare oltre la necessità della ricerca di immediato consenso per confrontarsi in concreto su come ridefinire le basi di un virtuoso rapporto tra piano di sviluppo del Paese e ruolo delle nuove generazioni.
Il voto inquieto dei giovani
Alla fine i giovani sono andati a votare e hanno dimostrato di essere molto poco riconoscenti verso chi ha governato il Paese negli ultimi anni. Le nuove generazioni non hanno disertato in massa le urne, come molti temevano, hanno semmai deciso di dare un segno chiaro della loro insoddisfazione verso un’Italia che continua a lasciarli con condizioni e opportunità nettamente inferiori ai coetanei europei. Del resto molti si sono chiesti in questi anni perché i giovani non si ribellano. In realtà lo fanno in silenzio, andandosene all’estero e attraverso il voto, che non a caso penalizza soprattutto i partiti tradizionali e chi non si rivela all’altezza delle aspettative suscitate. Ma il registro principale non è quello della rassegnazione.