E’ passato esattamente un mese da quando il lockdown è stato esteso all’intera penisola. Da allora viviamo tutti una comune condizione di spaesamento. Le due frasi più utilizzate in questo periodo sono state “andrà tutto bene” e “nulla sarà più come prima”, ma non abbiamo ancora chiaro come far stare assieme l’auspicio della prima con la consapevolezza della seconda.
I numeri sono fondamentali per capire quanto l’epidemia di Covid–19 si sia diffusa nella popolazione italiana. Ci forniscono indicazioni sul livello di gravità raggiunto e sulle dinamiche in corso, aiutandoci ad anticipare un suo possibile rallentamento e prefigurare i tempi di una ripresa progressiva delle attività del Paese. Allo stato attuale, però, l’unica informazione certa che abbiamo è che i dati ufficialmente forniti sono sottostimati. Sono, infatti, solo la punta di un iceberg.
Gli italiani – ma vale per gran parte del mondo più ricco – si erano abituati a vivere una normalità libera dai grandi flagelli della guerra e della peste presenti in modo endemico nel passato. L’Uomo andato sulla Luna pensava di poter guardare da lontano i terribili rischi del mondo vissuto dalle generazioni precedenti. In effetti è così, ma solo se non diamo per scontato la possibilità che grandi conflitti e grandi epidemie, pur in forma diversa, possano tornare a colpire. Questo timore è diventato particolarmente acuto in queste ultime settimane, perché la sensazione di tutti è di trovarsi come i protagonisti di Pleasantville: strappati dalla nostra quotidianità e catapultati improvvisamente dentro ad una fiction, di quelle con trama distopica.
Il mondo è sotto attacco. Che lo scenario che si è aperto con l’insorgenza e la diffusione di Covid-19 sia come quello di una guerra lo stanno da qualche giorno affermando molti esperti e rappresentanti delle istituzioni. Allo stesso modo, viene detto, dovremo pensare alla situazione che si dovrà affrontare alla fine dell’emergenza sanitaria come a un dopoguerra, con un modello sociale ed economico da ricostruire (o, meglio, nuovo da avviare).
Non possiamo pensare di affrontare l’emergenza sanitaria in corso e le sue implicazioni senza tener conto delle specificità che ci connotano, avendo nel contempo ben chiara la rotta da tenere dopo aver superato l’attuale tempesta.
Storia demografica d’Italia
Oggi in Italia, rispetto al passato, siamo complessivamente più ricchi e più longevi.
Alessandro Rosina - Carocci editore