Servono cittadini che sanno scegliere

Che programmi avete per i prossimi cinque anni? Fare un bilancio di quanto si è fatto nel recente passato e prefigurare i passi per l’immediato futuro è un utile esercizio in generale, ma lo è ancor più oggi con la presentazione dei programmi dei candidati a sindaco.

Sarà interessante per ciascun cittadino valutare la coerenza tra i propri progetti di vita e il nuovo corso che intende imprimere chi sostituirà Pisapia a Palazzo Marino. Un diciottenne può, ad esempio, pensare di scegliere di perfezionare il proprio capitale umano in una delle università della città oppure andare all’estero. L’eventuale decisione di fare un’esperienza di formazione o lavoro oltre confine può poi prevedere il ritorno o la scelta definitiva di rimanere altrove. Tutto questo ha a che fare con la scelta del nuovo sindaco?

Un neodiplomato o uno studente universitario può avere un’idea di startup da realizzare. Per provare a concretizzarla con successo ha bisogno di un ecosistema adeguato. Servono competenze avanzate, un ambiente stimolante, finanziamenti possibili, servizi di supporto, incubatori, luoghi di interazione e contaminazione attiva. Contano le politiche di sviluppo, di stimolo alla creazione di un network internazionale, di accesso a spazi, di facilitazione e incentivo all’innovazione da parte dell’ente pubblico?

Chi sta entrando nella fase di autonomia e formazione di una unione di coppia deve affrontare la questione della casa e successivamente della conciliazione tra lavoro e famiglia. L’Italia è tradizionalmente caratterizzata da un welfare che si basa soprattutto sulle reti familiari e sulla solidarietà tra genitori e figli. Un modello da tempo in crisi per sovraccarico, che rischia di riprodurre diseguaglianze e tende a frenare la mobilità sociale. E’ possibile fare invece il salto di qualità verso un welfare comunitario? Può l’amministrazione pubblica favorire processi spontanei che portano alla condivisione di spazi, all’uso efficiente di risorse privare, al rafforzamento delle relazioni di prossimità? E’ possibile pensare ad una città che nel migliorare il benessere relazionale e la vivibilità dei quartieri aumenta anche il senso di sicurezza e aiuta il confronto tra culture anziché suscitare insicurezza e paure?

Chi si sta ritirando dal lavoro ed entra in età matura, affronta la sfida di riprogettare la propria vita in un contesto completamente nuovo rispetto alle generazioni precedenti. Si tratta di una fascia della popolazione sempre più consistente che può però anche avere un ruolo sempre più attivo. Gli anziani come vogliono che sia Milano? Una città lenta, grigia e chiusa oppure aperta, vitale, piena di occasioni culturali e sociali per tutte le età? Una città ostile al cambiamento o una smart city capace di includere attivamente sessantenni e settantenni nei processi di trasformazione più avanzati?

Il sistema di vincoli e opportunità all’interno del quale faremo le nostre scelte individuali e collettive nei prossimi anni non è indipendente dalla politica. Prima di decidere per chi votare, allora, informiamoci bene. Leggiamo il programma. Non fermiamoci alle impressioni superficiali sui candidati sindaco, valutiamo per quanto possibile la loro affidabilità e quella dei più stretti collaboratori. Poi decidiamo magari anche di non votare, ma almeno avremo fatto una scelta consapevole. Milano merita la nostra migliore attenzione sulle scelte che riguardano il suo futuro.

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