11/09/2019 | |
REDATTORE SOCIALE |
MILANO – “Il rafforzamento dei nidi – puntando in tempi brevi a una convergenza dal 24 per cento attuale di copertura al 33 per cento fissato come target europeo – è uno degli investimenti sociali con potenziali maggiori ricadute positive individuali e collettive che un paese può fare. Ma attenzione, perché oltre ad aumentare la copertura e a ridurre i costi a partire dalle fasce meno abbienti, va garantito anche un livello di qualità di base su tutto il territorio italiano e sull’offerta sia pubblica sia privata”. A parlare è Alessandro Rosina, docente di demografia dell’Università Cattolica di Milano. Rosina giudica positivamente l’annuncio di Giuseppe Conte alla Camera circa la volontà a realizzare nidi gratis per le fasce di reddito medio-basse per sostenere la natalità e contrastare il declino demografico, ma chiede di aprire una riflessione più ampia.
Un processo invertito rispetto al passato
“Un figlio è un’assunzione di impegno a lungo termine – esordisce –. Ma per predisporre politiche efficaci è necessario prima di tutto far chiarezza sui meccanismi che frenano o favoriscono tale scelta e sulla capacità dei vari strumenti di policy di intervenire con successo su tali meccanismi”. Rosina spiega che nelle società moderne avanzate “l’onere della prova” delle decisioni riproduttive si è invertito. Se in passato l’atteggiamento di base era quello di avere figli e per non averne si doveva operare una scelta esplicita, da qualche decennio la condizione di partenza è invece l’assenza di figli, che rimane tale se non si attiva una scelta deliberata sostenuta da condizioni positive. “Questo significa che, se un paese vuole sostenere le nascite, deve realizzare azioni a esplicito e solido supporto di tutto, e sottolineo tutto, il processo decisionale”.
Sì all’assegno unico
Difficoltà nella continuità di reddito e nell’accesso alla casa, spiega il docente, hanno fatto crollare la fecondità degli under 30 italiani su valori tra i più bassi in Europa. “L’età tardiva del primo figlio e l’eccesso di complicazioni nella conciliazione tra famiglia e lavoro frenano poi la possibilità di andar oltre”. Quello che manca all’Italia, rispetto agli altri paesi avanzati con livelli di natalità più elevati, è una specifica e continua attenzione allo sviluppo di misure integrate che sostengano e rafforzino: i progetti dei giovani di conquistare una propria autonomia e formare una propria famiglia, i progetti delle donne e delle coppie di conciliare in modo efficace il lavoro con la scelta di avere un figlio, oltre al contrasto del rischio di impoverimento delle famiglie con figli. “In questo senso è molto interessante la proposta dell’assegno unico proposto da Forum delle Famiglie”.
Le ricadute positive dei nidi gratuiti
“Oltre all’aspetto economico, è un dato di fatto che l’Italia presenta una forte carenza di servizi per l’infanzia, che complicano in particolare la conciliazione tra lavoro e famiglia. Portando così spesso alla rinuncia ad andar oltre il primo figlio”, denuncia Rosina. In questo senso, spiega il demografo, il rafforzamento dei nidi aiuta a ridurre gli squilibri demografici prodotti dalla denatalità, consentendo di rivedere al rialzo la scelta di avere figli e di essere presenti nel mercato del lavoro. “Non solo: aiuta le donne a valorizzare meglio il proprio capitale umano, riduce il rischio di povertà delle famiglie con figli. riduce le diseguaglianze di partenza perché i margini maggiori di miglioramento su occupazione femminile e rischio di povertà riguardano le famiglie delle classi sociali più basse”.
Promuovere il congedo obbligatorio di paternità
Come sottolineato anche da Isabella Conti, sindaco di San Lazzaro, primo Comune italiano ad avere raggiunto l’obiettivo di nidi gratis per tutti, senza limiti di reddito, ben venga questa misura, che però deve essere inserita in un pacchetto più ampio: “Per sostenere la natalità, oltre ai nidi gratis vanno previste misure di incentivo per la conciliazione all’interno delle aziende, in particolare quelle medio-piccole. Non solo: va promossa una cultura della condivisione dei carichi di cura all’interno della famiglia, tra madri e padri. Il congedo obbligatorio di paternità può essere una misura utile in questa direzione, perché favorisce un attaccamento tra padre e figlio fin dalla nascita”.
Misure adattabili al territorio e alle esigenze di ognuno
Secondo il docente, è necessario che gli strumenti varati siano adattabili alle diverse esigenze delle famiglie (“I tempi di lavoro e familiari sono sempre più eterogenei”) e contribuiscano a un cambio di cultura e comportamenti rispetto alle scelte familiari (aspettative di coppia, clima sociale, atteggiamento dei padri, dei datori di lavoro, ecc.). “Ogni strumento deve essere disegnato e implementato in coerenza con le specificità, anche culturali, del territorio. Naturalmente, bisogna prevedere un monitoraggio costante e una valutazione dell’impatto, per migliorarne continuamente l’efficacia. Non possono essere considerate in modo statico, ma come processi attivati che incidono su una realtà in continuo mutamento”.