30/09/2017 | |
LA STAMPA |
Essere madre e lavoratrice non è mai stato facile, ma oggi in Italia risulta ancora molto difficile. Ciononostante, sette donne italiane su dieci tra i 20 e i 34 anni (71%) puntano ancora ad avere almeno due figli, mentre soltanto il 7% è disposto a rassegnarsi a non averne. Inoltre nell’ipotesi di avere un figlio entro i prossimi anni, meno di una su quattro ha risposto che si sentirebbe “Insicura” e “Non all’altezza”, mentre oltre tre su quattro si sentirebbero soprattutto “fiere” e “con più senso nella vita”.
Sono alcuni dati emersi da un’ indagine di approfondimento del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo (svolta a luglio 2017) e presentati da Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica e coordinatore del Rapporto giovani, in occasione della Terza Conferenza Nazionale sulla Famiglia, in corso oggi, oggi e domani a Roma presso il Campidoglio.
L’indagine evidenzia che le difficoltà nelle condizioni abitative (critiche per più del 50% degli intervistati) e, soprattutto, il lavoro e la situazione economica (con percentuali costantemente sopra il 60%) sono i freni maggiori rispetto alla nascita del primo figlio.
Anche in questo caso i più penalizzati sono ovviamente i Neet e i lavoratori con contratto a tempo determinato, con uno scarto ancor più netto (circa 15 punti percentuali) rispetto alle altre categorie (lavoratori autonomi e occupati a tempo indeterminato).
Bassa fecondità e ritardo nell’uscita dalla casa dei genitori per via dei bassi salari e del precariato continuano, dunque, a rappresentare una criticità irrisolta del contesto italiano.
Sempre secondo il Rapporto Giovani il lavoro e la situazione economica generale rappresentano per oltre il 70% dei giovani italiani elementi che hanno pesato abbastanza o molto, nell’ultimo anno, nell’impedire l’uscita dalla casa dei genitori. A conferma dell’importanza dei fattori oggettivi, la categoria più penalizzata risulta quella dei Neet, per la quale lavoro e congiuntura economica sono stati ostacoli rilevanti in più dell’80% dei casi (83% per il lavoro, 84,6% per la situazione economica).