23/08/2024 | |
IN TERRIS - 23 Agosto 2024 |
L’unione fa la forza perché nessuno si salva da solo. La collaborazione intergenerazionale può evitare che i costi di una popolazione sempre più longeva e anziana diventino un vincolo per le giovani generazioni. Il rischio è che il Paese perda quella spinta propulsiva propria delle seconde, il cosiddetto degiovanimento, rendendo così difficile prendersi cura della prima. L’opportunità è quella di salvare dalla “cultura dello scarto” chi è in età matura, garantendogli la sua dignità e un suo ruolo nella società, compatibilmente con le sue condizioni, grazie anche alle nuove possibilità offerte dello sviluppo tecnologico. E’ questo il senso delle considerazioni espresse dall’esperto Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, interpellato da Interris.it riguardo l’invecchiamento degli italiani e le ripercussioni di questo fenomeno sulla società e sullo stato sociale.
Longevi e anziani
La speranza di vita aumenta, secondo l’Istat, e l’indagine 2024 di Italia Longeva prevede che nei prossimi tre anni gli ultranovantenni saranno un milione in più, mentre nei prossimi vent’anni gli anziani fragili saranno quasi 19 milioni, un terzo dei quali over65 soli o a rischio di isolamento. In ultimo, la vita lavorativa degli italiani si è allungata, pur restando fanalino di coda in Unione europea. Di fronte a questi dati, è lecito domandarsi se l’Italia sia anziana o longeva. “Entrambe le cose”, risponde il professore. “Più longeva perché si vive sempre più a lungo, al tempo stesso invecchia sia perché un numero maggiore di persone arriva all’età anziana e raggiunge l’età matura avanzata, sia perché si riduce la popolazione giovane”, spiega. “Il peso di chi è anziano cresce quindi in termini assoluti e in termini relativi”, sottolinea.