Politica: i giovani l’amano, lei no

09/07/2024
Politica: i giovani l’amano, lei no 9 Luglio 2024 - Corriere della Sera

ESTRATTO

I giovani in Italia non sono disinteressati alla politica, cercano spazi di partecipazione e di espressione. E i loro coetanei europei vivono lo stesso disagio. Scelgono il volontariato, dove ci si relaziona con gli altri e si acquista fiducia in se stessi. Non hanno sfiducia in tutto, ma si sentono lasciati ai margini, specie dalla politica. Credono che sia uno strumento per migliorare la realtà, anche se non incontrano opportunità per esercitare un ruolo attivo nella sfera pubblica. Tendenze e sensazioni confermate da una ricerca dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, in collaborazione con Ipso, il laboratorio di Statistica dell’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo. Sono stati intervistati duemila giovani italiani e quattromila stranieri: mille ciascuno in Germania, Francia, Polonia, Spagna. A coordinare la ricerca Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale alla Cattolica.

«Prima di tutto – spiega – c’è una questione demografica. Le grandi democrazie sono nate quando la popolazione aveva una base con un’ampia piramide dell’età. Chi guardava al futuro era rappresentato nell’elettorato. Ora non è più così. Pesano le generazioni anziane più attente alle questioni del presente. Chi porta avanti le istanze del futuro conta meno». E ridimensionato il peso dei giovani e la loro percezione di fare la differenza. Sentono che tanto non cambia niente se la società non li considera importanti nel dibattito.
«Si trovano spesso a dover andare a vivere e lavorare all’estero – aggiunge Rosina -per dare peso al loro futuro. L’Italia è un Paese che investe poco sulla formazione e sullacostruzione di un ruolo attivo nel lavoro. Ma si sentono anche rappresentanti delle generazioni che verranno dopo.Per questo è cruciale il tema dello sviluppo sostenibile, fare in modo che le scelte di oggi favoriscano chi viene dopo». (…)
Le scelte della politica e della società fanno percepire i giovani e le nuove generazioni come una minoranza discriminata. Vengono lasciati ai margini, con meno condizioni per contare ed essere inclusi nei percorsi di sviluppo e nei processi decisionali collettivi. Non a caso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno ha ribadito che igiovani si sentono fuori posto. «Rispetto al passato -conclude Rosina – sono dimeno e trovano minori spazi e risorse degli altri giovani europei. La cosiddetta Generazione Z non ha memoria del Novecento e porta la propria vita all’interno del nuovo secolo. Ma anche i Millennials vivono in una terra di mezzo.

Lo sviluppo sostenibile rischia di essere visto come un lusso, soprattutto da chi viene da classi sociali più basse che invece è spinto più a trovare un lavoro e un guadagno adeguato». Secondo Rosina le nuove strade si sviluppano su quattro «C»: coinvolgimento, lo chiedono e lo vogliono; credibilità, non solo promettere ma anche fare; contenuti, come ambiente, pace, diritti e riconoscimento delle diversità. Infine concretezza: vedere che la partecipazione porta a risultati tangibili.