24/08/2017 | |
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L’obiettivo ‘massimo’ di 300mila nuovi occupati è una previsione «ragionevole». Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si allinea alla cifra messa in circolazione da Palazzo Chigi sugli obiettivi della prossima legge di Bilancio in materia di nuovi posti di lavoro per i giovani. Lo fa con una certa cautela, dopo le cifre trapelate dagli uffici della presidenza del Consiglio che avevano parlato, appunto, di incentivi per 300mila nuovi posti in simultanea agli entusiasmi gelati proprio a Rimini, martedì, dal collega allo Sviluppo, Carlo Calenda (il quale aveva sostenuto che non si è ancora fuori dalla crisi mancando ancora 3400mila posti di lavoro persi e non recuperati).
«Non abbiamo definito puntualmente la base su cui applicheremo la regola, quindi è anche difficile immaginare i numeri che riusciremo a produrre», ‘frena’ Poletti al suo arrivo in Fiera. E poi nel suo intervento in salone evita accuratamente di fare cifre, sostenendo che «i problemi che abbiamo di fronte non nascono ieri e non si risolveranno domani, con qualche scorciatoia». Stessa cautela Poletti usa sulla possibile posta in bilancio. Due miliardi, per il bonus giovani, potrebbe essere una cifra credibile: «Dipenderà – spiega – dalla possibilità di utilizzarlo su una platea più o meno larga: per ‘Garanzia giovani’ dalla Ue abbiamo ottenuto l’innalzamento dell’età da 25 a 29 anni perché la regolazione europea prevedeva fino a 25 anni. Ma sappiamo che ogni volta che dobbiamo ottenere una regolazione diversa c’è una trattativa da fare».
Nel pacchetto, annuncia, verranno previste norme anti-licenziamento, per evitare utilizzi «furbeschi» degli incentivi da parte delle aziende. Dovrebbe essere esclusa, inoltre, la possibilità di usufruire di più sgravi per lo stesso lavoratore. Per evitare effetti meramente sostitutivi si vanno studiando criteri per evitare che l’azienda rinunci a un lavoratore che ha esaurito gli sgravi per assumerne uno con il nuovo incentivo.
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Sulla previdenza Poletti conferma che è allo studio una ipotesi di pensione di garanzia per i giovani, mentre sulla possibilità di un innalzamento dell’età dal 2019 frena: «Aspettiamo l’Istat», dice, confermando che il tema non sarà inserito in legge di Bilancio. In ogni caso, sulla previdenza il 30 ripartirà il confronto con i sindacati.
Poi, in salone, il tema si sposta sui dati della denatalità, evidenziati con l’aiuto di impietose slide da Alessandro Rosina, della Cattolica, dati che incrociavano la crescita esponenziale del debito con il crollo strutturale del ricambio generazionale. Mentre per Andrea Bonsignori, rettore delle scuole Cottolengo di Torino, una potenzialità non valorizzata si estende anche ai giovani autistici (che – è stato sperimentato – su alcune mansioni, a esempio impiegati ai distributori automatici, hanno mostrato standard di rendimento superiori).
Intanto ieri l’Anpal ha diffuso i primi numeri sulla sperimentazione dell’assegno di ricollocazione. Rivelano, al momento, un flop: sono arrivate, infatti, meno di 3mila domande per l’assegno a fronte di 28mila disoccupati in Naspi da almeno 4 mesi (ad ottobre le lettere dovrebbero arrivare all’intera platea, pari a circa 4-500mila persone). Circa il 90% delle persone coinvolte finora non si è attivata probabilmente a causa, ha spiegato il presidente Maurizio del Conte, di una non adeguata informazione e del timore di perdere il sussidio già facendo la domanda (in realtà si perde solo col rifiuto di un’offerta di lavoro).