“Per chi scivola verso il basso la politica è sorda e lontana”

28/01/2025
“Per chi scivola verso il basso la politica è sorda e lontana” LA STAMPA - 28 Gennaio 2025

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Secondo Alessandro Rosina i penultimi sono quelli che «non sono poveri, ma hanno una concreta paura di diventarlo». Professore di Demografia e Statistica sociale all’università Cattolica di Milano, identifica questa fascia della popolazione come «da parte bassa del ceto medio», persone che vivono su un crinale, perché «puntano a stare meglio, ma ci mettono pochissimo a stare peggio. Basta una spesa imprevista e scivolano giù». Possibile tracciare un identikit più preciso? «È una platea variegata, di cui fanno parte sicuramente i lavoratori con contratti precari, i cosiddetti “working poor”, ma anche un’ampia fetta di popolazione anziana, pensionati sotto una certa soglia. E poi chi vive nelle aree interne del Paese, in condizioni di isolamento e marginalità». Che cosa li spaventa? «I cambiamenti, il fatto di subirli, di esserne penalizzati. Perché non hanno gli strumenti e le risorse per gestirli, quindi temono uno stravolgimento della loro vita e di quella dei loro figli». E cosa si aspettano dalla politica? «Hanno bisogno di essere rassicurati, di intravedere la possibilità d i inserirsi nei processi di cambiamento traendone benefici. Questo dovrebbe essere il compito della politica: non frenare i cambiamenti, ma governarli per non lasciare nessuno indietro». Invece? «Invece la risposta prevalente, in questo momento, non è la rassicurazione, ma la protezione. Fermiamo l’immigrazione, rallentiamo l’innovazione tecnologica, ostacoliamo la transizione ecologica. È la strada più semplice, ma è illusoria». Così, alla fine, i penultimi disillusi si allontanano dalla politica? «Spesso sì, sono quelli che non votano. O, magari, votano contro chi ha governato, perché hanno la percezione che nessuno si occupi di loro. Perché non sono abbastanza poveri per ricevere sussidi o bonus, ma comunque sono in difficoltà. Così subentra la sfiducia e la diffidenza». È vero che la sinistra non li rappresenta? «Senza dubbio per la sinistra è più facile rappresentare gli ultimi. Raggiungere e rassicurare i penultimi, parlando alla testa invece che alla pancia, è più complicato. Come dire che l’immigrazione non va bloccata, ma va gestita, perché è necessaria per il nostro Paese». Parlare di salario minimo, di liste di attesa nella sanità, di sviluppo delle aree interne, come fa il Pd, non significa parlare anche ai penultimi? «Sì, ma il punto è riuscire a farlo con continuità. Dare l’impressione che non ci siano iniziative spot per una categoria, piuttosto che per un’altra, ma che ci sia un impegno di lungo periodo per sostenere chi si sente perennemente in equilibrio precario»