I millennials italiani? Sono del 17% più poveri dei loro genitori

21/02/2018
IL SOLE 24 ORE
I millennials italiani? Sono del 17% più poveri dei loro genitori IL SOLE 24 ORE

Saranno spiazzati in pochi, a partire dai diretti interessati. Ma tant’è: i millennials nella fascia 30-34 anni sono più poveri rispetto agli standard delle generazioni precedenti. Di quanto? In media il reddito disponibile equivalente è diminuito del -4% su scala internazionale, ma si raggiungono picchi più gravi nel sud Europa con Spagna (-30%), Grecia (31%) e appunto Italia: -17%. Lo rivela la Resolution Foundation, un think tank britannico, in un report che prova a descrivere in numeri il generation gap denunciato in tutta Europa. E i risultati non sono dei più confortanti. Se i figli della generazione X (1966 -1980) hanno raggiunto i 30 anni con un reddito più alto del 30% rispetto ai baby boomers (1946-1965), i millennials (1980-2000) vanno in direzione contraria: meno entrate e meno aspettative sul futuro, incrinato dall’instabilità economica che si trascina fino all’età adulta.


L’indagine di Resolution Foundation ha ricavato la variazione percentuale del reddito “mediano” di generazione in generazione, a seconda della classe di età, nel periodo che va dal 1969 al 2014. I paesi presi a campione sono Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Regno Unito, Spagna, Usa. I numeri, estratti dal database dell’organizzazione Luxembourg income study, spiegano che anche in Italia la generazione X (1966-1980) ha percepito qualche miglioramento rispetto ai predecessori: a 30-34 anni il reddito del gruppo anagrafico era comunque superiore del 6% rispetto a quello dei baby boomers, gli italiani nati durante il boom demografico a cavallo tra gli anni ’40 e ’50 .

I primi a invertire la tendenza sono appunto i nostri millennials, con un calo del 17% rispetto alla generazione X che si aggancia solo in parte alla congiuntura. Gli under 35 sono più poveri ovunque, ma nella Penisola il regresso è stato più robusto rispetto ad altri paesi. I giovani norvegesi, per fare un paragone, hanno varcato la soglia dei 30 anni con un reddito disponibile maggiore del 13% rispetto a chi li aveva preceduti. In Italia hanno perso quasi un quinto della ricchezza reale da una generazione all’altra, segnando il testacoda più brusco dal dopo-guerra. Un mercato già terrorizzato dai tassi di disoccupazione «giovanile» della fascia dei 15-24enni si trova così a fare i conti con le fragilità delle generazione successiva, i 30enni, classificati come uno dei «blocchi più importanti» per la tenuta economica nazionale. «I giovani adulti sono un punto nevralgico: se entri nei 30 anni in maniera così fragile rischi di avere squilibri che ti porti avanti tutta la vita. Intaccando l’economia» spiega Alessandro Rosina, ordinario di Demografia all’Università Cattolica di Milano.

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