Lotta alla povertà, piano del governo ha le armi spuntate. “I nostri servizi di welfare non sono all’altezza”

05/02/2016
IL FATTO QUOTIDIANO
Lotta alla povertà, piano del governo ha le armi spuntate. “I nostri servizi di welfare non sono all’altezza” IL FATTO QUOTIDIANO

Il contrasto alla povertà targato Matteo Renzi e Giuliano Poletti parte con le armi spuntate. Il Sostegno all’inclusione attiva (Sia), lo strumento principale della strategia del governo, esordisce con un sistema di servizi per l’emersione dall’indigenza che, spiegano agli esperti, deve essere totalmente rivisto. Lo scorso 28 gennaio, il governo ha approvato un disegno di legge delega che intende potenziare il Sia, attribuendo nuove risorse e accompagnando gli interessati con un “progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa sostenuto dalla offerta di servizi alla persona”. Ma la strada è tutta in salita. Innanzitutto, l’Alleanza contro la povertà ha già spiegato che non bastano gli 1,5 miliardi di euro annui stanziati dal governo, ma servono 7 miliardi. Poi c’è il nodo dei servizi di welfare. Da un lato, infatti, i dati europei dimostrano che le nostre politiche sono tra le più inefficaci del continente. Dall’altro, le associazioni di settore rivelano come la sperimentazione del Sia non abbia dato riscontri positivi in questo senso e la legge delega non prometta bene.

“Non basta il sostegno economico – spiega Alessandro Rosina, docente di Demografia e statistica sociale all’Università Cattolica di Milano, coordinatore dell’indagine Rapporto giovani – Bisogna fornire gli strumenti necessari per rimettersi in gioco e uscire dalla condizione di povertà”. Di quali strumenti si parla? “I pilastri principali sono l’orientamento al lavoro, la verifica della scolarità, l’educazione finanziaria“. Insomma, tutti servizi di welfare erogati soprattutto dagli enti locali. “Bisogna potenziare queste politiche, non c’è altra strada – aggiunge il professore – Ma la sfida sarà difficile. Noi siamo molto indietro rispetto ad avere strumenti adeguati in questa direzione. Siamo tra i Paesi dove gli investimenti sono meno efficaci per tirare fuori le famiglie dalla condizione di indigenza”.

LEGGI ARTICOLO COMPLETO