L’Italia non è un Paese per giovani. Le generazioni Z e Y, più semplicemente donne e uomini che hanno dai 18 ai 39 anni, lasciano il Belpaese per andare all’estero a studiare e a costruirsi il futuro. Nel 2024 sono stati in 93.410 a fare la valigia e a espatriare soprattutto per la Germania, la Spagna e il Regno Unito. Il 30 per cento in più rispetto al 2023, come rivela l’ultimo rapporto Istat sugli indicatori demografici.
E’ un boom di “degiovanimento” come lo definisce il professore Alessandro Rosina, che insegna Demografia e statistica sociale nella facoltà di Economia dell’università Cattolica di Milano. “Serve un nuovo patto generazionale che metta al centro i giovani nel processo di crescita e sviluppo del Paese. Dove ci siano adeguati salari e politica abitativa. Così le giovani generazioni potranno diventare parte di un Paese che cresce e produce benessere e che poi rende sostenibile anche il sistema di welfare”, aggiunge Alessandro Rosina che è anche coordinatore scientifico dell’Osservatorio sulla condizione giovanile della Regione Lombardia.
Ma perché i giovani stanno spopolando il nostro Paese sempre di più? “I ventenni e i trentenni che hanno appena finito gli studi, valutano cosa fare. E scoprono che negli altri Paesi hanno tutto di più. Ad alcuni manca solo il sostegno della famiglia di origine se guardiamo a chi non è benestante”, spiega il demografo Rosina.
Perché i giovani scelgono la Germania
Il dato complessivo per tutte le fasce d’età è di 156mila connazionali espatriati nell’anno appena trascorso, il 36,5 per cento in più rispetto all’anno precedente. Il numero arriva dalle anagrafe dei comuni. Non tutta l’Europa è tutta attrattiva per i giovani. E il professore Alessandro Rosina spiega il perché della Germania come Paese scelto nel 12,8 per cento dei casi. “La Germania investe di più sui giovani, sulla formazione, su sviluppo, ricerca e innovazione. Il perché risiede in una natalità bassa rispetto alla media europea – osserva Rosina – e da qui nasce il bisogno di alimentare la sua competitività. Per questo è un Paese che valorizza meglio non solo i propri giovani ma anche gli altri. Molti dal Sud Europa si spostano in Germania dove carriere e salari sono più attrattivi e c’è la valorizzazione del capitale umano”.
Via dall’Italia anche gli stranieri che vanno verso il Nord Europa
La tendenza a lasciare il nostro Paese non riguarda solo chi in Italia c’è nato. Si tocca la quota di 200mila, per l’esattezza 191 mila (il 20, 5 per cento in più rispetto al 2023), se si aggiungono altri 35mila stranieri che nel frattempo sono diventati nostri concittadini ma hanno deciso di raggiungere soprattutto il nord Europa. “Per gli stranieri l’Italia è la porta per entrare in Europa e poi dirigersi verso paesi più integrati”, è la analisi di Alessandro Rosina.
In tema di neo-cittadini italiani, l’Istat ha rilevato che sono 217mila le acquisizioni della cittadinanza italiana concesse a cittadini stranieri residenti in Italia. “Si è superato il precedente massimo di 214mila raggiunto nel 2023″, scrive in una nota l’istituto nazionale di statistica.
Mentre le famiglie sono “sempre più ristrette: la loro dimensione media scende in 20 anni da 2,6 componenti agli attuali 2,2 (media 2023-2024)”, evidenzia Istat. L’Italia deve fare i conti, infatti, con un ulteriore calo della fecondità. Con 1,18 figli per donna viene superato il minimo di 1,19 del 1995, anno nel quale sono nati 526mila bambini contro i 370mila del 2024.
Chi resta in Italia?
Ma chi rimane in Italia? Risponde Rosina: “Chi accetta salari bassi. Così rischiamo di essere un modello di nazione che via via scivola verso il basso. Ci impoveriremo sempre di più perché mancheranno i giovani che si riducono non solo per la natalità ma anche perché se ne vanno. Parte soprattutto coloro che sono qualificati, competitivi e dinamici”.