04/10/2024 | |
ASVIS NOTIZIE - 4 Ottobre 2024 |
I tassi di fecondità a livello globale sono in calo: attualmente, le donne hanno in media un figlio in meno rispetto al 1990. In più della metà dei Paesi, il numero medio di nati per donna è sceso sotto il livello di 2,1, necessario per mantenere stabile la popolazione. Inoltre, quasi un quinto dei Paesi, tra cui l’Italia, si trova in una situazione di “fertilità ultra-bassa”, con meno di 1,4 nascite per donna durante la vita.
In Europa secondo il rapporto di Eurostat, “Demography of Europe – 2024 edition”, si registra un significativo calo del tasso di natalità nell’Ue, passato da 10,6 nati per mille persone nel 2008 a 8,7 nel 2022. Questo declino è stato riscontrato in 22 Paesi dell’Ue tra il 2002 e il 2022, con solo quattro Stati membri che hanno registrato un aumento e la Bulgaria che è rimasta stabile. Nel 2022, i tassi di natalità più alti sono stati registrati a Cipro (11,2), Francia (10,7), Irlanda (10,5) e Svezia (10,0), mentre i tassi più bassi sono stati in Italia (6,7), Spagna (6,9) e Grecia (7,3).
Demografia e denatalità in Italia
Per l’Italia invece, le previsioni demografiche aggiornate dell’Istat delineano un futuro preoccupante, con la popolazione in calo drastico. Dai 59 milioni di abitanti attuali, si prevede che il Paese scenderà a 58,6 milioni nel 2030, 54,8 milioni nel 2050 fino a 46,1 milioni nel 2080. Questa riduzione sarà influenzata da un bilancio demografico negativo, con 21 milioni di nascite contro 44,4 milioni di decessi. Il calo della popolazione e il rapido invecchiamento della società avranno ripercussioni significative sull’equilibrio sociale ed economico.
Entro il 2050 infatti, l’età media della popolazione italiana supererà i 50 anni, con un terzo degli abitanti che avrà più di 65 anni, e un aumento della popolazione ultraottantacinquenne, che passerà dal 3,8% al 7,2%. Questo scenario implicherà una popolazione sempre più anziana e dipendente, con un rapporto tra persone in età lavorativa (15-64 anni) e persone in età non lavorativa che scenderà drasticamente da tre a due nel 2023 a uno a uno entro il 2050. Il Mezzogiorno sarà particolarmente colpito, con un invecchiamento ancora più accelerato rispetto al resto del Paese.