LA CIVILTA’ DEL LAVORO

01/09/2024
LA CIVILTA’ DEL LAVORO LA CIVILTA’ DEL LAVORO

ESTRATTO:

La demografia finalmente comincia ad essere considerato un tema imprescindibile – ha affermato Alessandro Rosina, ordinario di demografia e statistica sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano”. Le proiezioni consentono di avere quella che sarà, per esempio, nel zo5o “l’infrastruttura della popolazione, attorno alla quale costruire il vestito sociale ed economico più adatto”. La situazione dell’Italia purtroppo è tutt’altro che rosea, ha spiegato il docente. All’interno della transizione demografica vissuta nell’ultimo secolo dai principali paesi avanzati – fenomeno che si è caratterizzato per la riduzione della mortalità e la riduzione della natalità – sono intervenuti due imprevisti; una longevità progressiva e una fecondità in diminuzione. “Una struttura della popolazione con queste caratteristiche diventa complicata da gestire”, ha sottolineato Rosina, e soprattutto richiede che la consistenza della popolazione in età lavorativa resti solida. Mentre paesi come Francia e Svezia hanno lavorato in questa direzione, l’Italia assiste a uno “svuotamento inedito” rispetto al passato e in prospettiva “avremo una maggiore riduzione della popolazione in età attiva lavorativa”, che si traduce in un problema per la sostenibilità della crescita economica e del modello di welfare. La diagnosi di Rosina sull’Italia è netta; “Non abbiamo migliorato la condizione occupazionale dei giovani – ha affermato -, siamo il paese con il più basso tasso di occupazione giovanile, abbiamo anche la più alta percentuale di giovani che non studiano e non lavorane ne perdiamo anche di più perché, rispetto agli altri paesi cori cui ci confrontiamo, c’è un maggior flusso di giovani qualificati che si spostano e vanno verso la Francia, la Germania o altri paesi”. Che fare? La soluzione, secondo il docente, sta in un mix di politiche a favore delle nuove generazioni, a favore dell’occupazione femminile e in politiche per una immigrazione che si integri con i modelli sociali ed economici dei territori. “Bisogna fare tutto questo con politiche adeguate e non navigando a vista – ha aggiunto -. La scelta di avere un figlio è l’impegno maggiore che si ha nei confronti del futuro e non può essere disconfermato o confermato manovra dopo manovra. Ha bisogno di un paese che diventa lungimirante”.