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Negli Stati Uniti è già realtà, come ha ricordato anche il premio Pulitzer Nicholas Kristof sul New York Times (San Francisco ne è l’esempio). «Se in tempi brevi non invertiamo la tendenza, con natalità e flussi migratori adeguati, nel 205o l’italiano medio avrà 75 anni e saremo un Paese di anziani con tanti animali domestici», commenta Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica di Milano. In Italia il numero medio di figli per donna si è arenato a 1,2. Mancano servizi per l’infanzia che permettano ai genitori di conciliare vita privata e lavoro. Mancano congedi parentali equi. Mancano politiche abilative adeguate per permettere alle giovani coppie di conquistare un’autonomia dalla famiglia di origine. Mancano gli sgravi fiscali per sostenere eventuali spese per le baby-sitter e alleggerire così il peso del lavoro di cura gratuito che cade soprattutto sulle spalle delle donne. Nel 2023 le nascite italiane hanno toccalo l’ennesimo minimo storico: appena 379 mila bambini. Nello stesso anno, la popolazione pet in Italia ha sfiorato i 65 milioni. Sul podio: pesci (29,9 milioni), uccelli (12,9 milioni) e gatti (10,2 milioni). Subito dopo i cani: 8,8 milioni. Quanti sono invece gli under 14 residenti in Italia?, chiediamo a Rosina. «Circa 14 milioni e 185 mila. Starei però attento a correlare una relazione stretta tra bambini e cani, non credo che avere animali dometici rappresenti una compensazione o un’alternativa alla nascita dei figli, è semplicemente una scelta. Molte persone hanno bisogno di assecondare quella necessità di cura, assistenza e attenzione verso un altro essere vivente». Ecco che in quasi una casa su quattro abita almeno un animale da compagnia: in rialzo del 4,6 per cento rispetto all’anno scorso, informa l’ultimo rapporto dell’istituto di ricerca Eurispes.
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