08/04/2015 | |
FATTO QUOTIDIANO TV |
Video Intervista di Piero Ricca, riprese e montaggio Matteo Fiacchino: qui il link
“L’Italia del 2030 sarà un Paese con più anziani, meno giovani e con un ruolo sempre più rilevante degli immigrati”. Parola del professore Alessandro Rosina, docente di Demografia all’Università Cattolica di Milano e autore di vari saggi, tra i quali “Non è un paese per giovani” (Marsilio, 2009). “Da quando scrissi quel saggio – spiega – la situazione è peggiorata. Ormai la metà dei giovani non ha lavoro e i neet, cioé i ragazzi tra i 16 e i 29 anni che non studiano, né cercano un’occupazione, sono 2 milioni e mezzo”. C’è poi un altro dato in crescita: la componente dei migranti italiani verso l’estero. “Da un flusso di 50mila persone all’anno – prosegue il prof. si è passati negli ultimi anni a 100mila unità, perlopiù giovani e qualificati, cioé le risorse più preziose per una società“. La popolazione anziana, intanto, è destinata ad aumentare. “Nel 2030 – dice – avremo due over 65 per ogni under 15, con problemi conseguenti sul fronte della spesa pubblica, sia in termini previdenziali sia per quanto riguarda l’assistenza sanitaria”. In tutto questo la famiglia si conferma l’unico baluardo: “Se non ci fosse questa forza di solidarietà fra generazioni, avremo una situazione esplosiva dal punto di vista sociale”. Sbagliato, secondo Rosina, non pensare agli immigrati come a una risorsa: “Sono almeno 6 milioni gli stranieri stabilmente presenti sul territorio nazionale, dei quali circa 5 milioni regolari, circa l’8 per cento della popolazione, e producono il 10 per cento della ricchezza nazionale. A conti fatti danno più di quel che ricevono”. Ma la crisi sta incidendo anche sull’immigrazione: “Entrano 100mila persone in meno ogni anno, da 350mila si è passati a 250mila, ed è in crescita anche il numero degli immigrati che ogni anno lasciano il paese”. Dietro l’angolo, secondo Rosina, c’è il rischio di una guerra fra poveri: “L’immigrazione è una risorsa per un Paese che vuole tornare a crescere, se invece la crescita non c’è, si va incontro a conflitti sociali difficili da gestire”.