16/02/2017 | |
CORRIERE DELLA SERA |
Un giovane su 10 non considera grave l’uso sul web di termini che offendono, aggrediscono, esprimono odio o intolleranza. Uno su quattro pensa che questo linguaggio rappresenti comunque il modo di comunicare in Rete e, di conseguenza, non vada corretto con provvedimenti di autorità esterne. Non condivido ma accetto, insomma. Certo, l’analisi vale anche a rovescio: nove giovani su dieci condannano queste forme espressive e tre su quattro vorrebbero che si intervenisse per contrastarle. «Ma – osserva il professor Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale alla Cattolica di Milano – dobbiamo comunque riflettere sul fatto che un gruppo, per quanto minoritario, di giovani utenti dei social non abbia consapevolezza delle insidie che il web nasconde, non sappia formulare un giudizio critico e viva in modo deresponsabilizzato la sua presenza in rete». Rosina ha curato l’indagine dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo che domani verrà presentata e discussa all’interno della due giorni «Parole O_Stili», una community contro la violenza 2.0 che vuole far riflettere sull’influenza delle parole: domani e sabato a Trieste alcuni esperti e soggetti del settore si confronteranno e presenteranno un «Manifesto della comunicazione non ostile».