14/01/2019 | |
LETTURE |
Prof. Alessandro Rosina, Lei è autore del libro Il futuro non invecchia edito da Vita e Pensiero: quali sfide pone il futuro al nostro attuale paesaggio antropologico, economico e sociale?
Viviamo sempre più a lungo ma ci troviamo sempre più schiacciati sul presente e timorosi di perdere quanto abbiamo, anziché fare oggi scelte che individualmente e collettivamente mettono le basi di un futuro migliore. I motivi sono vari. Il primo è che nelle società moderne avanzate sono stati raggiunti livelli di benessere diffuso ma grazie ad un modello di crescita basato su quantità di produzione e consumo non più sostenibile. Il secondo è la crescente complessità del mondo in cui viviamo, che rende difficile capire quali siano le scelte giuste e le loro implicazioni. Il terzo è la rapidità del cambiamento, si pensi all’impatto della rivoluzione digitale con le sue ampie ricadute, sul mercato del lavoro ma non solo. Il quarto motivo sono le trasformazioni demografiche. Si tratta di processi che agiscono in modo combinato tra di loro creando maggior incertezza rispetto al passato, con punti di riferimento che non funzionano più senza essere stati sostituiti da un nuovo sistema di orientamento efficace. La conseguenza è aumento di insicurezza e sfiducia che portano a chiudersi e a porsi sulla difensiva anziché aprirsi alle opportunità che il futuro può offrire quando si riesce ad anticipare e gestire i cambiamenti.
Quali prospettive demografiche vivono l’Italia e l’Europa?
Le trasformazioni demografiche sono uno dei processi chiave del cambiamento in questo secolo. A livello globale le possiamo riassumere in quattro punti: non siamo mai stati così tanti sul pianeta; la rapidità di crescita demografica non è mai stata così differenziata tra i vari continenti, in particolare con Africa in grande incremento ed Europa in declino; ad aumentare è soprattutto la popolazione anziana, in particolare nei paesi più sviluppati; non è mai stato così elevato il numero di persone che vivono in un paese diverso da quello in cui sono nate. In particolare l’Europa vive con forte intensità l’invecchiamento della popolazione e i flussi migratori. Questo è ancor più vero per il nostro paese che risulta essere particolarmente squilibrato, tanto che nel 2018 il numero di nuovi nati è sceso sotto il numero di ottantenni. Per rispondere a tali squilibri serve sia una immigrazione regolata, in grado di combinarsi a effettiva integrazione, sia una valorizzazione del contributo economico e sociale che ciascuno può dare, con le proprie capacità e competenze, in tutte le fasi della vita. Questo ha però bisogno, ancor prima di politiche adeguate, di un progetto paese che collochi l’Italia in un futuro desiderato e possibile da costruire assieme.