Il crollo delle nascite salverà il mondo?

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Negli ultimi 100 anni la popolazione mondiale è quadruplicata passando dai 2 miliardi del 1925 agli 8,2 miliardi del 2024. Una crescita accelerata dal drastico calo della mortalità infantile, dai progressi medico-sanitari e dall’aumento dell’aspettativa di vita globale che ha raggiunto una media di 73,3 anni. Sarebbe dunque naturale attendersi un’ulteriore esplosione demografica entro la fine del secolo, e infatti da tempo si parla di allarme sovrappopolazione. Una paura ben colta dai miliardari della Silicon Valley che invitano a finanziare la colonizzazione del cosmo. In realtà le cose stanno andando diversamente.

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Incerte invece sono le conseguenze sul cambiamento climatico: «In teoria il calo della popolazione dovrebbe portare a un minor impatto sull’impronta ecologica – spiega a Dataroom il prof di Demografia Statistica sociale dell’Università Cattolica Alessandro Rosina –. Ma questa è un’incognita, perché un maggiore benessere porta a maggiori consumi. L’auspicio è che veicoli anche una maggiore consapevolezza». Secondo le stime del Global Carbon Budget nel 2023 le emissioni pro-capite sono state maggiori nei territori più economicamente sviluppati: in Nord America il cittadino medio ha emesso 10,1 tonnellate di CO2, in Europa 6,6, in Asia 4,7, in America Latina 2,5, in Africa 0,96. In sostanza l’equazione: calo della popolazione, meno emissioni, non è automatica e tantomeno scontata.

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