28/11/2019 | |
IL SOLE 24 ORE |
L’Italia è uno dei paesi con la più elevata aspettativa di vita alla nascita, 83 anni, «ma anche tra i meno in grado di trasformare questo vantaggio in una lunga vita attiva a favore sia del benessere individuale sia del contributo alla crescita collettiva – commenta Alessandro Rosina, docente di demografia all’università Cattolica di Milano -. Quella che manca è soprattutto la capacità di valorizzare tutte le fasi della vita con le specificità di ciascuna».
Non a caso, ricorda l’Inps, una pensione su 5 è in pagamento da oltre 20 anni. E a fine 2018 erano circa 3,5 milioni i trattamenti con più di 26 anni di durata, nonostante il numero dei pensionati sia il più basso degli ultimi 20 anni, poco più di 16 milioni.
«La transizione in uscita – evidenzia Rosina – fatica ad adattarsi positivamente alle opportunità di espansione in avanti della vita professionale, al di là dell’incertezza prodotta da continui interventi legislativi sull’età di pensionamento». Secondo il docente dell’università Cattolica «il basso investimento in formazione continua e la scarsa diffusione delle pratiche di age management costituiscono un vincolo a trasformare la crescita della popolazione matura in sviluppo economicamente e socialmente sostenibile». Senza valorizzare le opportunità della longevità nella riqualificazione delle fasi della vita – conclude Rosina – rimangono solo i costi sempre più pesanti dell’invecchiamento della popolazione».