17/06/2017 | |
PANORAMA |
Si allarga il divario tra i giovani italiani e la politica. E ancora meno è la fiducia delle nuove generazioni verso le riforme istituzionali che partiti, Parlamento ed organi di governo stanno tentando di realizzare. È il preoccupante quadro che emerge da un sondaggio svolto dall’Istituto “Giuseppe Toniolo” dell’Università Cattolica di Milano, dal quale emerge che il variegato mondo dei teenager è sempre più “deluso e disilluso” nei confronti delle istituzioni politiche del Paese.
Alla richiesta di assegnare un voto da 1 a 10 ai soggetti politici in campo, oltre un giovane su tre da l’insufficienza (34,6%). Il partito che a mala pena riesce ad arrivare al 6 è il Movimento a 5 Stelle, ma solo su indicazione del 35,1% degli intervistati; seguono il PD con il 25,7%, la Lega con il 23,1%, sotto il 20% tutti gli altri. Ancora più basse le percentuali dei consensi se il voto da assegnare è 8: il 20,6 sceglie il M5S, segue la Lega con l’11,5% e il PD con il 9,1%. Fortemente distaccati tutti gli altri partiti.
La rilevazione sul tema “Giovani, lavoro e rappresentanza” nell’ambito del “Rapporto Giovani” 2017 che i ricercatori del Toniolo, in collaborazione con Fim Cisl, hanno condotto su un campione di 2000 giovani dai 20 ai 34 anni, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e della Fondazione Cariplo e raccolta nel volume “La condizione giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2017” edito da Il Mulino – fa emergere come la forza che maggiormente oggi sostiene il Governo, il Partito democratico, non sia maggioritaria tra i giovani.
Ma, ancora più preoccupante, stando sempre all’esito del Rapporto, è la constatazione che non c’è molto feeling tra giovani generazioni e Pd. Più ampia e decisa invece è la propensione a scegliere forze che in modo visibile e con toni più accesi cavalcano “insoddisfazione e protesta”. Alla classe dirigente italiana, in particolare quella politica, viene imputata la principale responsabilità della caduta dei tassi di crescita del paese e dei tassi di occupazione giovanile. La fiducia nelle istituzioni politiche e nei partiti risulta, di conseguenza, particolarmente bassa e in molti casi ridotta ai minimi termini. Da qui la grande fuga dalla politica, dalla vita dei partiti e, quel che è peggio, dal voto.
Giovani e voto: la grande fuga
“L’elettorato giovanile è molto meno prevedibile e più difficile da intercettare rispetto a quello adulto e anziano perché meno guidato dalle grandi ideologie del secolo scorso che stanno alla base della distinzione tra destra e sinistra – commenta il professor Alessandro Rosina, ricercatore dell’Univeristà Cattolica e coordinatore del Rapporto Giovani – E’ inoltre un elettorato più fluido e instabile, quindi meno prevedibile sia rispetto alla decisione di andare o meno a votare sia sul partito o movimento a cui dare il proprio sostegno. Proprio per questo fa spesso la differenza sull’esito finale delle elezioni. Più che l’asse destra-sinistra i dati della ricerca dell’Istituto Toniolo – sottolinea il professore – mostrano come a orientare le scelte verso l’offerta politica sia l’atteggiamento di apertura e chiusura verso il nuovo e il cambiamento, ma anche la fiducia nelle istituzioni”.
Ecco, quindi, che dati alla mano dal sondaggio viene fuori che la Lega si rivolge soprattutto ai giovani delle classi sociali più basse (solo il 4,9% ha una laurea tra chi esprime una forte vicinanza al partito di Salvini), mente il M5S coglie maggiormente l’insoddisfazione e la voglia di emergere delle fasce intermedie (il 61,9% ha un diploma di scuola secondaria). Il PD presenta invece le percentuali più alte tra i laureati e tra gli studenti, da un lato, e le più basse tra i NEET, dall’altro.
Il consenso verso le istituzioni politiche risulta in generale”basso”, ma con differenze sensibili tra i giovani vicini ai vari partiti o movimenti. In una scala da 1 a 10 i voti più bassi al Parlamento e ai partiti politici sono quelli attribuiti dagli intervistati vicini alla Lega e al M5S (voti dal 2,5 in giù).
La sfiducia verso le istituzioni è invece più contenuta tra i giovani vicini al PD (voti dal 4 in su), condizionati anche da una valutazione più positiva dell’attuale Governo. Il “disagio” per la propria condizione presente e l’incertezza sulle possibilità di crescita e opportunità future, in un contesto di grandi trasformazioni, alimenta una domanda di politica credibile e affidabile che però – si legge nel Rapporto – “stenta attualmente a trovare risposte adeguate”.
Di fronte ai grandi cambiamenti una parte dei giovani si trova spaesata e schiacciata in difesa, mentre una parte vorrebbe essere messa nelle condizioni di confrontarsi, con strumenti adeguati, con le novità che aprono al nuovo e al futuro. È soprattutto questo atteggiamento verso il cambiamento che “condiziona” la vicinanza a movimenti/partiti e le scelte elettorali dei giovani, mentre più “deboli” sono le ideologie di riferimento e più fluide le modalità di appartenenza.
Questione di fiducia
Gli atteggiamenti, in particolare, che incidono di più sull’orientamento al voto riguardano la conservazione dei valori tradizionali e il tema dell’immigrazione. Se la “sfiducia” verso le istituzioni vedeva vicini Lega e M5S, rispetto a queste dimensioni di apertura e chiusura al nuovo le percentuali più elevate sono quelle degli intervistati più orientati verso la Lega e Forza Italia.
Il M5S si pone in posizione più intermedia, mentre il PD presenta i valori più bassi. Alla domanda se ha ancora senso la distinzione tra destra e sinistra, solo il 21,7 percento ha risposto affermativamente, il 61,5% considera superata tale distinzione, mentre il 16,8% non ha un’idea chiara. A considerare superate le categorie di destra e sinistra sono soprattutto i giovani vicini al Movimento 5 stelle (77,6% le rifiuta), ma anche in chi si riconosce nei partiti più a destra e più a sinistra nella maggioranza prevale il “no”.
“I Millennials – conclude il professor Rosina – sono la forza principale di sostegno a processi di cambiamento credibili, convincenti e coinvolgenti che creano nuove opportunità. Ma quando manca la fiducia, quando prevalgono il disagio sulla condizione presente e l’incertezza sul futuro, i giovani tendono a chiudersi in difesa e a manifestare la loro insofferenza con astensione al voto o verso i movimenti che esprimono rabbia e posizioni antisistema”.