Giovani e lavoro: il futuro negato. Cosa possiamo fare

01/05/2019
VALIGIA BLU
Giovani e lavoro: il futuro negato. Cosa possiamo fare VALIGIA BLU

Gli ultimi casi un paio di mesi fa. A Reschigliano di Campodarsego, in provincia di Padova – più o meno dove si trova la Antonio Carraro, l’azienda produttrice di trattori che poco più di un anno fa aveva detto a Il Gazzettino di “non riuscire a trovare 70 dipendenti nonostante si offrisse un contratto di tutto rispetto”, salvo poi ricevere più di 5mila curriculum in pochi giorni dopo l’articolo pubblicato sul quotidiano veneto – Stefano Brigato, titolare di uno storico panificio insieme al cognato Guglielmo Peruzzo, aveva denunciato a Il Gazzettino di cercare un apprendista panettiere senza successo nonostante la proposta di un contratto regolare a tempo pieno a 1400 al mese.

Il problema? Secondo Brigato, «sempre meno giovani sono disposti ad affrontare i faticosi orari tipici di questo lavoro. Preferiscono lo sballo e il divertimento anziché il sacrificio». Sempre in quei giorni, sempre a Il Gazzettino, Mirco Beraldo, titolare dei Cantieri Nautici Beraldo a Ca’ Noghera a Venezia, raccontava le difficoltà di reclutamento di un fabbro, un meccanico e un geometra nonostante offrisse un contratto regolare, un buono stipendio e formazione interna in caso di candidati non professionalmente qualificati.

«Non sappiamo più da che parte girarci», spiegava il titolare dell’azienda al Corriere del Veneto, che aveva ripreso la notizia. «Quando diciamo che si dovrà lavorare il sabato e la domenica, la maggior parte rinuncia. C’è chi mi ha detto che no, non poteva, perché lui nel fine settimana deve andare con la moglie al centro commerciale». Oppure, proseguiva Beraldo, c’è chi in sede di colloquio è interessato esclusivamente all’ammontare dello stipendio e al periodo di ferie. Ancora una volta la retorica dei giovani schizzinosi che rifiutano offerte congrue di lavoro e non vogliono sacrificarsi diventava la chiave di lettura di un fenomeno più complesso finendo così con l’oscurare le criticità che queste storie sollevano da tutti i punti di vista, quello degli imprenditori e quello dei lavoratori, e che abbracciano più piani, economico, sociale, culturale esistenziale: la questione della formazione, il mancato incontro tra domanda e offerta, le condizioni di lavoro, il bilanciamento tra vita e lavoro, i canali e i criteri di reclutamento utilizzati e le forme di ingresso nel mercato del lavoro e, più in generale, il ruolo che come paese attribuiamo ai giovani all’interno della nostra società.

Come ha spiegato a Valigia Blu Alessandro Rosina, Professore ordinario di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica di Milano e coordinatore del “Rapporto giovani” che l’Istituto Toniolo pubblica dal 2012, “ancor più oggi che in passato le nuove generazioni vanno intese come il modo attraverso cui la società sperimenta il nuovo del mondo che cambia. Se ben preparate e messe nelle condizioni adeguate sono la componente della società maggiormente in grado di mettere in relazione le proprie potenzialità con le opportunità delle trasformazioni in atto. Viceversa, i giovani rischiano di essere i primi a veder scadere le proprie prerogative, a trovarsi maggiormente esposti con le loro fragilità a vecchi e nuovi rischi”.

Abbiamo chiesto a diversi esperti, docenti universitari e giornalisti che da tempo si occupano di giovani e lavoro di ricostruire un quadro complessivo della questione, indicare le criticità e suggerire alcune possibili soluzioni.

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