Fin quando crescerà la Svizzera da 9 milioni?

Estratto: L’effetto “della transizione demografica”

Come spiega il professor Alessandro Rosina, che insegna demografia all’Università Cattolica di Milano, “quella in corso è definita la transizione demografica. Da una lato la riduzione della mortalità aumenta la possibilità per un bambino che nasce – nei Paesi avanzati e via via tutti gli altri – di arrivare all’età avanzata. Non occorre quindi più, come un tempo, avere cinque figli perché due arrivino all’età dei genitori. La conseguente riduzione della fecondità dovrebbe stabilizzare la crescita demografica. Il problema però è che in tutti i Paesi europei, compresa la Francia che ha investito molto in politica familiare, ma nemmeno in Cina o negli Stati Uniti, si raggiunge più la soglia” di 2,1 figli per donna che garantisce questa stabilizzazione.

Il mondo che cambia

È difficile naturalmente fare previsioni a lungo termine. Ma c’è anche chi ne “azzarda”: per le Nazioni Unite, in Svizzera nel 2100 saremo di nuovo poco più di 9 milioni. Come l’ONU, anche uno studio dell’Università di Washington pubblicato su Lancet nel 2020 fissa poco prima di metà secolo il picco della popolazione elvetica (stimato in 9,82 milioni di abitanti nel 2048), ma poi prevede una flessione più rapida fino a toccare nel 2100 gli 8,33 milioni di abitanti.

Quello disegnato dai ricercatori statunitensi per la fine del XXI secolo è un mondo radicalmente diverso da quello che conosciamo oggi: un mondo che (nello scenario di riferimento, fra i diversi elaborati) dopo aver toccato un picco di 9,73 miliardi di abitanti nel 2064 comincerà a decrescere inesorabilmente e perderà un miliardo di persone già entro la fine del secolo. Non in modo uniforme, però, anzi: dal 2017 al 2100 l’Africa subsahariana vedrà triplicata la propria popolazione e sarà nettamente il continente più affollato, mentre l’Europa e soprattutto l’Asia perderanno terreno. Già oggi – per esempio – Corea del Sud (0,72 figli per donna nel 2023, il dato più basso del mondo) e Giappone si trovano in profonda crisi demografica e stanno cercando di invertire la tendenza, fra l’altro con congedi paternità che si scontrano però con le forti culture aziendalistiche.

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