Elezioni, quella sui giovani euro-scettici è una bufala. I temi chiave lavoro e clima

Neanche a dirlo, si informano sui social. Più della metà dei ragazzi si fa un’opinione politica scrollando reel e card su Instagram e TikTok, magari frugando nelle stories dei leader. In Italia sempre la metà di loro dichiara di farlo ancora (e anche) attraverso la tv, un media di fatto considerato jurassico invece per i coetanei di altri paesi europei. Ma soprattutto, dalla Svezia a Malta, dal Portogallo alla Polonia, tutti dichiarano di voler andare a votare. In massa. È pronto a farlo il 64% degli euro-giovani nel Vecchio Continente, in Italia la percentuale sale addirittura fra il 67 e il 68% (solo l’11% dichiara di non votare, il 9% è indeciso).

Dipende dagli studi sulla partecipazione. I più recenti sono entrambi elaborazioni di Ipsos per Eurobarometro, un centro studi della commissione Ue, e per l’Istituto Toniolo, un hub scientifico dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. E in entrambi i casi ci raccontano una previsione in controtendenza rispetto alle “cassandre” dell’astensione molto in voga nelle ultime settimane nel dibattito pubblico sulle Europee, convinte che l’8 e il 9 giugno più della metà dell’elettorato se ne starà a casa o andrà al mare. Altro che sfiducia e mestizia elettorale, i giovanissimi sono carichi di speranze comunitarie; altro che euro-scettici. Se il continente non fosse “vecchio” di nome e di fatto, la Gen Z costringerebbe quasi tutti i partiti politici in corsa per Bruxelles e Strasburgo a rivoluzionare la propria agenda politica e i propri programmi.

In Toscana i diciottenni chiamati per la prima volta al voto sono 32.338 (16.682 maschi e 15.656 femmine) se si considerano i teenager che hanno raggiunto la maggiore età fra luglio 2023 e maggio di quest’anno e dunque che non hanno avuto di fronte nessun appuntamento elettorale, nemmeno per eleggere il sindaco. Se invece si prendono in considerazione i ragazzi che hanno fatto i diciotto anni dopo le Politiche del 2022, il numero sale a 56.525 elettori. In Italia i giovani al debutto con le urne sono 2,7 milioni, il 5,9% dell’elettorato.

«La minoranza, purtroppo – dice Alessandro Rosina, professore di statistica della Cattolica e ricercatore che ha coordinato il report per l’istituto Toniolo – L’errore che fa la politica è di avere una visione di corta gittata. Quasi nessun partito parla a questi ragazzi perché non conviene. La maggioranza dell’elettorato infatti è adulta o addirittura anziana. Eppure, sono loro, i giovani, che fanno la differenza, valgono quel 2-3% che potrebbe spostare l’asticella del consenso di una forza politica».

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