13/11/2015 | |
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Abbiamo partecipato al Festival della Crescita e siamo rimaste piacevolmente colpite dall’intervento da Alessandro Rosina, Docente di Demografia e Statistica sociale presso l’Università Cattolica di Milano e autore di L’Italia che non cresce. Gli alibi di un paese immobile.
Durante il Festival della Crescita, abbiamo apprezzato la visione che hai su quali saranno le leve che garantiranno una crescita felice: donne, giovani, anziani. Il tuo pensiero è l’esatto opposto di ciò che è stato fatto in Italia negli ultimi decenni e concordiamo con te che questa è una delle principali ragioni della decrescita del Bel Paese. Ci spieghi perché queste tre “leve” ci garantiranno una crescita felice?
Dobbiamo prima di tutto intenderci sul concetto di crescita che vogliamo adottare. Io penso che dobbiamo passare dall’idea di crescita come aumento di produzione e consumo ad una impostazione più generale che metta al centro le persone e il loro benessere più ampio. La principale ricchezza di un paese sono i cittadini, allo stesso tempo produttori e destinatari di benessere. Per crescere è necessario quindi mettere le persone al centro e consentire ad esse di essere messe nelle condizioni di poter stare e fare meglio domani rispetto ad oggi.
Se questo è vero, il motivo per cui non cresciamo è soprattutto perché stiamo sottoutilizzando alcune componenti cruciali, che nei paesi più avanzati fanno la differenza nel produrre sviluppo economico e sociale. Si tratta delle donne e dei giovani, che in Italia presentano tassi di occupazione e opportunità di valorizzazione del capitale umano sensibilmente inferiori rispetto al resto del modo sviluppato. Noi inoltre siamo uno dei paesi con invecchiamento più accentuato. La sostenibilità sociale futura dipende quindi anche dalla capacità di rendere attive e appaganti tutte le fasi della vita. La longevità sta aprendo inedite opportunità, in particolare, tra i 60 e i 75 anni (si vedano a questo proposito dati e commenti suwww.osservatoriosenior.it).