Demografia e sviluppo. Non è (più) solo questione di figli

13/05/2024
Demografia e sviluppo. Non è (più) solo questione di figli CORRIERE ECONOMIA - 13 Maggio 2024

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Quando ci dicono che siamo scesi sotto i 59 milioni—quasi 2 milioni in meno rispetto al 2014.— la prima reazione è quella di chi sta in una piazza affollata. C’è più spazio. La densità diminuisce. Appunto, meno siamo, meglio stiamo. La comunicazione dovrebbe essere diversa. Spiega Alessandro Rosina, demografo e docente alla Università Cattolica, autore di Storia demografica d’Italia (Carocci), che «i trentenni oggi sono un terzo in meno dei cinquantenni e i futuri trentenni rischiano di essere ulteriormente un terzo in meno di quelli attuali». Messa così, una sciagura apocalittica.

(…)

Meno gente in età la lavorativa ma più robotica e intelligenza artificiale. Tesi suggestiva perché corredata da un’altra considerazione più geopolitica. La demografia favorisce le economie emergenti. Solo l’innovazione e la crescita della produttività possono contrastarne lo strapotere e

proteggere di conseguenza lo spazio, già in forte riduzione, delle democrazie occidentali. Già, ma qui siamo di fronte a un bivio drammatico. L’impatto del declino demografico è totalmente sottovalutato. «E l’errore più comune— commenta Rosina — è quello di credere che una società sempre più anziana possa conservare e addirittura migliorare la propria capacità e il proprio spirito di innovazione. Decadono, come il corpo umano, con il processo di invecchiamento. Inevitabilmente le risorse vergono assorbite dal welfare e dall’assistenza agli anziani che, in maggioranza relativa, condizionano sempre di più le scelte politiche. I pochi giovani se ne vanno verso Paesi più dinamici. E quando se ne vanno, come accade da noi, vuol dire che non vedono alcun futuro per il loro Paese. Possiamo dire che hanno tutti torto? Io non me la sentirei».