01/11/2024 | |
VITA MAGAZINE - Novembre 2024 |
Dentro questo nuovo immaginario, quanto pesa uno storytelling della genitorialità tutto schiacciato sulle rinunce? O quello che presenta la genitorialità come un idillio da ostentare sui social? Il figlio viene raccontato con toni che oscillano in maniera schizofrenica tra due registri: quello del vanity asset e quello della child penality, andando a costruire una narrazione orfana di un pezzo di realtà.
Non per nulla una ricerca ad hoc realizzata per VITA da Alessandra Poli e Francesco Bruno di Volocom, ci dice che su circa 12mila articoli dedicati alla genitorialità e pubblicati dal 1° gennaio al 30 settembre 2024, ben il 20% parlano in termini problematici dell’impatto di un figlio sulla salute mentale dei genitori (2.375 articoli), seguiti da quelli sulle difficoltà di equilibrare lavoro e cura (985 articoli, pari all’8%) e da quelli sulle difficoltà economiche (744 news).
Cosa caratterizza in maniera peculiare il nostro essere madri e padri oggi? E quali parole mancano alla narrazione? Abbiamo interpellato 25 esperti di educazione, demografia, psicologia e comunicazione per costruire un altro vocabolario sull’essere padri e madri, che ne dica la complessità (oggi la genitorialità è marcata da parole come ecoansia, performance, solitudine, privilegio) ma anche la bellezza (fra le parole che mancano, amicizia e libertà): tra loro Matteo Bussola, Francesca Fiore di Mammadimerda, Chiara Saraceno, Alessandro Rosina, Riccarda Zezza, Alessandra Minello, Federico Taddia, Alessandra Decataldo, Stefano Laffi, Adriano Bordignon, Gigi De Palo, la giornalista Ilaria Maria Dondi e la content creator Elisa Nicoli. Senza scordare la testimonianza di Antonella Cazzadora, da oltre vent’anni operatrice al Centro di aiuto alla Vita alla Mangiagalli di Milano e la provocazione “meglio un pet di un figlio?” che abbiamo girato a Alessandra Ferrari della Lega anti vivisezione-Lav.