Cosa possiamo augurarci di riuscire a far meglio nell’Italia del 2017 rispetto agli anni precedenti? Tra i vari fronti sui quali abbiamo perso terreno – non solo rispetto al resto del mondo sviluppato ma ancor più nei confronti di ciò che vorremmo e potremmo essere – quello a cui rivolgere il nostro miglior impiego di mezzi e risorse è forse l’ampio divario che si è creato tra desiderio e realtà nelle vite dei giovani. Gli ostacoli che incontrano le nuove generazioni nel realizzare i propri progetti personali e lavorativi vanno, infatti, considerati allo stesso tempo conseguenza e causa dell’indebolimento dei processi di crescita e cambiamento del paese.
I giovani italiani non hanno, in partenza, ambizioni e potenzialità inferiori rispetto ai coetanei del resto d’Europa, tutt’altro. Si trovano però in un contesto che, dal punto di vista culturale, li incoraggia di meno e che, sul versante delle politiche di partecipazione attiva, è più carente. I più recenti dati Eurostat evidenziano come l’Italia sia uno degli stati europei con più ridotta presenza degli under 30 nel mercato del lavoro, con maggior squilibrio generazionale di reddito, con più alta dipendenza dai genitori. Siamo i più bravi a proteggere privatamente i nostri singoli figli ma i meno capaci a promuovere collettivamente le nuove generazioni; sulle quali oggettivamente grava, è bene ricordarlo, la peggior combinazione in Europa tra alto debito pubblico e basso investimento sociale. Se vogliamo tornare ad essere un paese dinamico, attivo e vitale, è da questa gabbia dorata che li dobbiamo liberare. Per farlo è necessario ripartire da ciò che i giovani vorrebbero essere oggi e realizzare domani, tanto più se li rafforza e li aiuta a produrre ricchezza e valore sociale.
Se sono noti e chiari i dati su quello che i ragazzi italiani non riescono a fare, meno attenzione c’è sinora stata sui loro desideri, sulle loro aspettative e sui loro progetti. Ecco allora che i dati dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo rivelano che quello che i giovani della nostra penisola auspicano è molto più vicino a quanto riescono a fare i coetanei europei che a quanto le condizioni che trovano in Italia consentono ad essi effettivamente di realizzare. In larga maggioranza vorrebbero prima dei 30 anni aver guadagnato un’indipendenza solida dai genitori, aver formato un proprio nucleo familiare e avere già avuto il primo figlio. Il continuo rinvio è un compromesso al ribasso, dato per scontato e accettato da tutti, ma con il rischio di corrodere le possibilità di una piena realizzazione dei propri progetti di vita.
Perché allora, anziché costringere le nuove generazioni a riallineare al ribasso desideri e potenzialità alla realtà, non proviamo a fare il viceversa nel 2017?