Nei primi otto mesi del 2015 si sono registrati circa 45 mila decessi in più rispetto all’anno precedente. Un dato che ha suscitato molto scalpore sui mass media. Ma come dobbiamo interpretarlo?
Il conteggio continuativo del numero dei decessi, attraverso un apposito registro, inizia nelle città italiane del medioevo. L’esigenza, prima ancora che per questioni amministrative, nasce dalla necessità di identificare per tempo la possibile diffusione di una epidemia. Se il numero di morti giornalieri, settimanali, mensili, rimaneva pressoché costante, si poteva rimanere relativamente tranquilli. Se invece c’erano i segnali evidenti di una crescita era il caso di predisporre velocemente misure di profilassi e contenimento del contagio. La mortalità in passato era elevatissima anche nei periodi di “normalità” ma le epidemie ricorrenti potevano avere effetti devastanti sulla struttura demografica, sull’organizzazione sociale e sul sistema economico.
Oggi non è più così. La mortalità è in continua diminuzione a tutte le età e il numero di decessi aumenta solo (a meno di casi eccezionali) perché la popolazione invecchia. Ad esempio, la probabilità di morte a 80 anni era pari a circa 78 per mille a metà anni Settanta (ovvero ogni 1000 italiani che compivano 80 anni in 78 non arrivavano al compleanno successivo) ed è ora pari a 32 per mille. Un valore quindi più che dimezzato. Nel frattempo però sono più che raddoppiate le persone che arrivano ad 80 anni. Continuiamo pertanto ad avere molti decessi di 80enni, ma non perché siano peggiorate le condizioni di salute (tutt’altro visto che i rischi di morte si sono ridotti) ma perché crescono più che proporzionalmente coloro che raggiungono tale traguardo di età. Per quanto si riduca, il rischio a 80 anni rimane infatti comunque maggiore rispetto a 18 anni e in Italia i primi sono in deciso aumento rispetto ai secondi.
Detto in altre parole il numero di decessi può aumentare o perché aumentano effettivamente i rischi di morte o perché (pur anche con rischi in diminuzione) aumenta la popolazione anziana. Ovviamente possono valere entrambe le cose. Finora in Italia i rischi di morte sono stati in tendenziale diminuzione, eppure nei prossimi anni aspettiamoci un aumento del numero dei decessi perché nella nostra popolazione gli over 80 saranno sempre più preponderanti.
Ma anche il fatto stesso che i rischi di morte continuino a diminuire non va dato per scontato.
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