Non ho una visione così negativa (come quella di Di Vico, ndr) della città. Ci sono dei nodi da sciogliere, è evidente. Da un lato l’amministrazione è in difficoltà perché fa fatica a confrontarsi con l’attrattività che riescono ad avere le altre grandi città europee, anche perché è all’interno del contesto italiano e subisce i limiti delle politiche espresse dal paese.
La mia impressione è che Milano sia molto più vicina -nonostante le sue difficoltà- alle altre grandi città europee di quanto l’Italia sia vicina agli altri paesi europei. Il problema è che deve confrontarsi con un sistema paese che ha molti limiti, con politiche che fanno fatica a promuovere le potenzialità del paese e non riescono a risollevarlo. Dal punto di vista demografico, la natalità a Milano è sui livelli della media italiana, le altre grandi metropoli europee tendono ad avere una natalità più bassa rispetto al proprio contesto nazionale. Le grandi città sono molto più complesse, attraggono persone molto più orientate alla carriera e al lavoro, tendono ad avere processi d’invecchiamento e di bassa natalità rispetto al contesto. Il limite dell’amministrazione – oltre a essere nel contesto italiano – ruota attorno a due punti, sui quali bisognerebbe far molto di più. Il primo. Le grandi città sono complesse e l’Italia soffre per le deboli politiche familiari e di sostegno alla natalità espresse a livello nazionale. Chi vive con una famiglia a Milano soffre difficoltà ancor più accentuate. Concretamente la città dovrebbe investire di più sui tempi di vita e di lavoro, armonizzarli meglio, mettere nelle condizioni chi decide di avere dei figli, di poter contare su misure e strumenti in grado di compensare il gap italiano. Più servizi per l’infanzia, come i nidi a un costo accessibile, la possibilità di avere un doposcuola per famiglie dove i due genitori lavorano, cosa assai più comune a Milano. Il secondo tema riguarda i giovani stessi. Qui c’è il problema delle politiche abitative, su cui si dovrebbe fare molto di più, soprattutto per chi non ha un reddito consolidato. E poi occorre una capacità d’inclusione per chi arriva, perché le grandi città funzionano se sono attrattive verso i giovani, basta vedere Berlino, Parigi, Londra, Monaco, che hanno una forza di attrazione enorme verso i 25-40enni. Perché i giovani trovano i servizi necessari che consentono loro di rimanere e di costruire una famiglia. Situazione molto più debole a Milano, che ha capacità attrattiva ma non abbastanza forte per garantire a questi ragazzi progetti di vita.