Occupazione. Profit e non profit alleati per i giovani che non studiano e non lavorano

Nuova indagine dell’Istituto Toniolo: oltre il 20% dei ragazzi è senza impiego e non si sta formando. Le strade per intercettare questi «Neet»

Il futuro possiamo metaforicamente pensarlo come una casa comune da costruire, progettata per essere bella e solida. Le nuove generazioni possono essere considerate come i mattoni principali per edificarla. In Italia ci troviamo, però, con almeno tre problemi riguardo a tali mattoni. In primis ne abbiamo di meno rispetto agli altri paesi: a causa della persistente denatalità la percentuale di under 30 nella nostra popolazione è la più bassa in Europa. In secondo luogo molti mattoni di pregio li regaliamo ad altri paesi: siamo, infatti, uno dei paesi sviluppati con maggior saldo negativo tra giovani qualificati che se ne vanno all’estero e quelli che tornano o attraiamo. La terza criticità riguarda il fatto che non solo abbiamo meno mattoni e ne perdiamo di più, ma ne sprechiamo anche di più.

Una misura dello spreco dei giovani è fornita dal tasso di Neet (Not in Education, Employment or Training), acronimo che indica i giovani che non partecipano a percorsi di istruzione o formazione e nemmeno stanno svolgendo un’attività lavorativa. La percentuale di Neet rappresenta quanto uno Stato dilapida il potenziale delle nuove generazioni a scapito non solo dei giovani stessi ma anche delle proprie possibilità di sviluppo e benessere. Tale valore risulta in Italia superiore al 20% in età 15-29 anni ed è uno dei più elevati in Europa. L’alto numero di under 30 in tale condizione è conseguenza delle asperità nella transizione tra scuola e lavoro. In particolare, in Italia molti giovani si trovano, all’uscita dal sistema formativo, carenti di adeguate competenze e sprovvisti di esperienze richieste dalla aziende. Molti altri, pur avendo elevata formazione e alte potenzialità, non trovano posizioni all’altezza delle loro capacità e aspettative per la bassa qualità del lavoro e valorizzazione del capitale umano del sistema produttivo italiano. E, infine, pesa nel nostro Paese l’assenza di strumenti efficaci per orientare e supportare i giovani nella ricerca di lavoro.

I dati dell’indagine Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, raccolti ad ottobre 2016 su un campione rappresentativo di 5.200 giovani tra i 18 e i 34 anni, mostrano come la grande maggioranza di chi si trova nella condizione di Neet desideri un lavoro. La grande maggioranza lo sta cercando (oltre l’85% sul lato maschile e oltre il 75% su quello femminile), ma anche tra chi non sta cercando attivamente occupazione, spesso perché oramai scoraggiato, una buona parte accetterebbe un’offerta subito. Da segnalare che la maggioranza delle donne che non cerca lavoro non risulta né disinteressata né pronta ad accettarlo immediatamente nel caso le venisse offerto. Rientra, infatti, fra i Neet anche la componente di donne con impegni familiari, che rimane fuori dal mercato del lavoro non solo per scelta ma anche per difficoltà di conciliazione tra lavoro e famiglia.

La principale misura messa in campo in Italia per riattivare i Neet è il Piano ‘Garanzia giovani’ finanziato dall’Ue e avviato a maggio 2014. Quella che viene proposta agli under 30 che si iscrivono al portale dedicato, è – entro quattro mesi dall’uscita dal sistema di istruzione o dall’inizio della disoccupazione – un’offerta ‘qualitativamente’ valida di lavoro, di tirocinio o di ulteriore formazione. Tale Piano ha ottenuto risultati sotto le aspettative. Quando è stato attivato i Neet erano circa 2,4 milioni e nel primo semestre 2016 risultano essere ancora abbondantemente sopra i due milioni. Gli iscritti al portale sono attorno al milione ma solo una parte minoritaria ha ricevuto azioni che hanno consentito un inserimento solido nel mondo del lavoro. Inoltre tra gli iscritti sono sovrarappresentati i giovani più qualificati e attivi, che però spesso non hanno ricevuto offerte all’altezza delle aspettative, mentre fuori dal radar sono rimasti in larga parte quelli con titoli più bassi e con meno supporto sociale, che invece maggiormente potrebbero trar beneficio dal Piano.

Va considerato che, nel frattempo, il numero di Neet è stato alimentato da nuovi flussi di chi esce dal sistema scolastico e che, per chi era già Neet nel momento di avvio del Piano, la protratta permanenza in tale condizione produce una progressiva erosione di competenze e motivazione. ‘Garanzia giovani’ lascia comunque almeno due eredità positive. La prima è la maggior consapevolezza e determinazione nel procedere verso un potenziamento dei servizi per l’impiego efficaci su tutto il territorio nazionale. La seconda è data dalle numerose iniziative in sinergia a Garanzia giovani che sono spontaneamente nate sul territorio e in collaborazione con associazioni e organizzazioni non pubbliche. Possiamo citare tre esempi interessanti che saranno presentati al Convegno nazionale sui Neet organizzato a Milano il 3 e 4 novembre all’Università Cattolica e presso il polo culturale ‘Base’.

Il primo è il programma ‘NeetWork’ promosso da Fondazione Cariplo, che, attraverso un’alleanza tra pubblico e privato sociale ,mette assieme vari elementi di miglioramento rispetto a Garanzia giovani: si rivolge direttamente agli under 25 con titolo basso; non aspetta che siano loro a iscriversi ma va a cercarli attraverso varie fonti, compresi i social network; dedica attenzione non solo alle competenze tecniche ma anche ai life skills; prevede un rigoroso piano di valutazione dell’impatto degli esiti sulla effettiva attivazione e occupazione alla fine del programma. Il secondo è l’iniziativa ‘Lavoro di squadra’ di ActionAid che ha sperimentato un approccio innovativo che coniuga pratica sportiva, allenamento motivazionale e orientamento al lavoro, con un’attenzione particolare ai giovani più scoraggiati e difficili da intercettare per le politiche pubbliche.

Il terzo esempio, rivolto ai giovani più intraprendenti e maggiori potenzialità, è il programma ‘Crescere digitale’ promosso da Google in collaborazione con Unioncamere, che mira a spostare verso l’alto l’incontro tra offerta di competenze digitali dei giovani e domanda delle aziende. Viene offerto a tutti i Neet un corso online che prevede un test finale. Chi lo supera può accedere a laboratori e tirocini dove i giovani, da un lato, mettono in pratica le abilità acquisite e le aziende, dall’altro, sperimentano l’utilità e l’importanza di giovani con competenze avanzate. Tre esempi concreti che mostrano come attraverso azioni ben mirate di alleanza tra pubblico e privato sia possibile riconvertire i Neet da mattoni ammassati casualmente a mura solide della costruzione della casa comune in cui far abitare il nostro futuro.

Rispondi

  • (will not be published)