Ovunque le sicurezze del passato sono in discussione. Se in alcuni paesi prevale ciò che di nuovo si ottiene rispetto a quello che si perde, l’Italia sembra invece spaesata. Spinta dalla storia fuori dalla comfort zone che pensava di aver trovato negli anni Sessanta e all’interno della quale si è trincerata fin quasi alla fine del secolo scorso, ora sembra non aver ben chiaro dove andare e a fare cosa. Ad un certo punto è sembrato che la soluzione fosse semplicemente quella di entrare in Europa. Ma da tempo è oramai ben chiaro che l’appartenenza, anche convinta, all’Unione non significa agganciarsi come un vagone ad una locomotiva; non è sostitutiva del trovare una proprio modello sociale e di sviluppo coerente con i tempi nuovi. Poi è arrivata la crisi economica utilizzata come alibi per continuare nella tattica della difesa e del rinvio anziché cambiare e rilanciare.
La questione del lavoro è al centro delle nostre difficoltà e preoccupazioni perché è anche al centro dei principali cambiamenti che affrontano le economie avanzate per continuare ad essere competitive. Ma è anche al centro della vita delle persone. La buona occupazione dovrebbe svolgere al meglio tre funzioni in combinazione coerente tra di loro: essere una attività che consenta alle persone di realizzarsi nel fare, migliorare prodotti e servizi presenti nel mercato, fornire una remunerazione premiante rispetto all’impegno dedicato e alla qualità dei risultati. Il riscontro principale del fatto che questo stia avvenendo o meno lo si vede soprattutto dai nuovi entranti nel mondo del lavoro. Se stiamo andando nella giusta direzione, è il ruolo delle nuove generazioni che risulta potenziato dal cambiamento. Se stiamo andando nella direzione sbagliata sono invece loro principalmente a veder scadere prerogative e condizioni.
Finora la strada non è stata tra le più promettenti. Una nuova fase potrebbe però aprirsi dalla combinazione tra fine della crisi economica e riforme del Governo. Un osservatorio privilegiato per verificare la presenza di segnali incoraggianti è il Rapporto Specula realizzato ogni anno da Formaper. La nuova edizione, presentata lunedì scorso nella sede della Camera di Commercio di Milano, ritrae lo stato del rapporto tra lavoro e il capitale umano più pregiato nel contesto territoriale più dinamico del Paese. Quello che ne esce sono due notizie positive. La prima è che nel 2015 è aumenta la stabilità occupazionale dei neolaureati in Lombardia. Questo è importante perché ciò che i giovani chiedono per essere incoraggiati a dare il meglio non è tanto il posto fisso, ma una riduzione di incertezza sulla continuità di reddito e un maggior investimento delle aziende sulla propria crescita professionale. La seconda buona notizia è l’aumento delle startup degli under 30. Una conferma sia della propensione crescente all’intraprendenza delle nuove generazioni, sia del fatto che Milano sta diventano un ecosistema sempre più favorevole, come conferma anche la ricerca Aaster sugli “innovatori diffusi” presentata la settimana scorsa in un convegno organizzato da MilanoIn alla Fabbrica del vapore. Se il lavoro cambia consentendo ai nuovi entranti di rinnovare la capacità produttiva delle aziende esistenti e di sperimentare nuovi modi di fare impresa, allora qualche speranza c’è. Più che frenare ora è il tempo di proiettarsi in avanti con nuovo slancio.