Una popolazione diminuisce, invecchia, entra in una spirale negativa tra economia, demografia e benessere sociale, quando non funziona il ricambio generazionale. L’Italia demografica è in sofferenza perché le nascite sono precipitate e ci troviamo con sempre meno giovani, mentre cresce la componente anziana. Se i ventenni e i trentenni sono di meno, si ottengono di conseguenza ancor meno nascite, perché tali età sono al centro della vita riproduttiva. Se gli ottantenni sono di più, aumentano i decessi, per le condizioni di fragilità delle fasce molto avanzate. Come esito di queste dinamiche, nel nostro paese le nascite sono in diminuzione e i decessi in aumento, con uno squilibrio in estensione a favore dei secondi. Questo divario è stato nel passato controbilanciato dal saldo migratorio positivo. Ne 2015 per la prima volta tale compensazione è risultata però insufficiente per la diminuzione dei nuovi residenti arrivati dall’estero, ma anche per un aumento degli espatri, sia di italiani che di stranieri, in cerca di opportunità altrove.
L’Italia è quindi entrata in crisi di rinnovo demografico, a differenza della Francia che mantiene alti gli ingressi per nascita, ma anche della Germania che continua ad attrarre persone qualificate dall’estero. Contrariamente rispetto al passato, l’area geografica che si trova in maggiore sofferenza sul fronte demografico è il Mezzogiorno. I due casi più interessanti in controtendenza rispetto al resto del Paese, sono, invece, il Trentino Alto-Adige e la città di Milano. Sempre di più, infatti, economia e demografia tendono ad essere in relazione positiva. Le nascite non diminuiscono e i giovani non se ne vanno nei contesti territoriali in cui si creano condizioni favorevoli sui percorsi lavorativi e sui progetti di vita delle nuove generazioni; ovvero dove l’amministrazione pubblica stimola processi di sviluppo inclusivo, sostiene sperimentazioni di welfare generativo dal basso, supporta la propensione all’innovazione e all’intraprendenza dei giovani. Milano è inoltre migliorata nella qualità della vita, con l’ambizione di confrontarsi anche su questi aspetti con le altre grandi città europee. E’ crescente inoltre l’ambizione di essere una realtà a cui guardare non solo per la capacità di produrre ricchezza, ma anche cultura e benessere sociale. Ha lo svantaggio di aver iniziato prima il processo di invecchiamento della popolazione, ma il vantaggio di avere un’ampia e variegata popolazione universitaria sempre più interconnessa con i processi cittadini. Consentire ai giovani di essere nuovo che produce nuovo è la via maestra: le grandi città che ci riusciranno diventeranno i veri motori di sviluppo dei prossimi decenni.