Mentre il Regno Unito stenta a riprendersi da Brexit, la Spagna vive l’incertezza di un ritorno al voto non risolutivo, in Italia scende la fiducia di imprese e consumatori, Roma è ancora senza giunta, a Milano si respira aria di tranquillità e in tempi brevi è già al lavoro la squadra del nuovo sindaco. L’impressione, guardando la composizione, è quella di un giusto mix tra continuità e rinnovo con competenze solide, che riflette anche un mix di presenza di politici, ancorata alle preferenze ottenute, e di apertura a tecnici di qualità. Non manca, inoltre, il mix giusto generazionale e di genere. Insomma, una giunta Mi che porta con sé una x tutta da scoprire nei prossimi cinque anni, ma che sembra partire con buoni auspici.
La conferma, sia nel nome che nelle deleghe, di Majorino e Tajani rappresenta un esplicito riconoscimento di quanto il binomio inclusione e innovazione, con al centro welfare e lavoro, sia stato e continui ad essere l’asse portante del modello di sviluppo milanese. L’unica altra piena conferma è quella di Del Corno, a indicare come accanto al consolidamento della competitività economica sia considerato distintivo l’impegno a crescere nello scenario nazionale e internazionale anche sulla dimensione culturale. Tra le new entry, spicca il nome di Gabriele Rabaiotti con delega su casa e lavori pubblici. Chi lo conosce è pronto a scommettere che lascerà il segno nel contribuire a far sentire le tante periferie – territoriali e sociali – non tanto meno lontane, ma felicemente diverse dal centro.
Se c’è qualcosa che manca è forse un assessorato trasversale in grado di fare da raccordo tra le varie dimensioni del benessere disperse nelle diverse deleghe. Tali dimensioni devono poter essere integrate in modo coerente e far ciascuna da leva per la crescita delle altre. I tempi sono maturi per un salto di qualità in questa direzione e Milano può fare virtuosamente da apripista. I presupposti ci sono tutti, si tratta di esplicitarli, di definire gli obiettivi e di governare il processo. Nei cinque anni dell’amministrazione Pisapia non solo la qualità della vita è aumentata, ma si è consolidato il piacere di essere parte attiva di una città più efficiente ma anche più bella, allo stesso tempo più sicura e più solidale, più sana anche perché più verde, più partecipativa e più felice. La stessa riflessione su benessere e felicità ha fatto passi rilevanti negli ultimi anni, con il consolidamento del sistema di indicatori Bes (acronimo per Benessere Equo e Sostenibile) proposto dall’Istat. Il Bes (UrBes nella versione metropolitana) non solo ha valore in sé come misura oggettiva della capacità di una città di mettere i propri abitanti nelle condizioni di fare di più, star meglio, vivere bene assieme, ma sta diventando sempre più importante come riferimento per attrarre risorse pubbliche, finanziamenti privati, attrarre capitale umano. Lo conferma anche il fatto di essere stato recentemente incluso nel Documento di Economia e Finanza (Def) del Governo.
Se Milano oltre alla continuità vuole un rilancio, serve qualcosa di più rispetto ai vari mix che danno equilibrio e solidità alla giunta. Un assessorato trasversale su Benessere e Felicità è quanto più lontano dal manager Sala si possa immaginare, ma potrebbe essere la sfida più interessante per il Sala neo sindaco di una città da rendere sempre più contemporanea con il proprio futuro.