«FELICE il Paese che non ha bisogno di eroi» e che non ha bisogno di celebrare la Festa della donna in un giorno specifico dell’anno. L’8 marzo è passato ma le difficoltà della componente femminile della popolazione nell’ottenere l’espressione piena dei diritti di parità durano 365 giorni. Nella “Vita di Galileo” da cui è tratta la famosa frase citata in apertura, Bertolt Brecht racconta il tormento e le resistenze prodotte dalla messa in discussione delle tradizionali certezze del cosmo. Anche la rivoluzione della presenza femminile nella società, nel mercato del lavoro, nella politica, trova molti ostacoli e resistenze a compiersi nonostante la documentazione scientifica dei vantaggi che comporterebbe, analogamente alle evidenze empiriche fornite dal cannocchiale di Galileo.
Come le autorità religiose del Seicento, il potere maschile di oggi sembra cercare in vari modi di resistere alla messa in discussione delle certezze del passato per mantenere un proprio ruolo di centralità. Anche quando si cerca di dar spazio equilibrato in un Consiglio comunale o nel Consiglio dei ministri o in un consiglio d’amministrazione, c’è quasi sempre un uomo che decide quali donne inserire. Non abbiamo, ad esempio, recentemente colto l’occasione di avere una donna alla presidenza della Repubblica. Poteva essere un segnale forte di cambiamento dall’alto di un’Italia che vuole essere diversa e dimostrarlo con convinzione a se stessa.