In Cina il terzo figlio è legge. Una mossa che da sola non basta a ridurre gli squilibri demografici

La Cina ha raggiunto il picco massimo di popolazione e nei prossimi decenni assisterà ad un processo di riduzione del proprio peso demografico.

In Cina il terzo figlio è legge. Una mossa che da sola non basta a ridurre gli squilibri demografici

La Cina ha raggiunto il picco massimo di popolazione e nei prossimi decenni assisterà ad un processo di riduzione del proprio peso demografico. Consegnerà lo scettro di paese più popoloso all’India ed è in procinto di essere superata anche dall’Africa. La differenza nei ritmi di crescita è tale che a metà di questo secolo il divario tra quest’ultimo continente e il paese del dragone potrebbe superare il miliardo di abitanti. La preoccupazione maggiore riguarda però l’invecchiamento della popolazione. Gli anziani saranno sempre di più, mentre la politica del figlio unico, entrata in vigore nel 1979, ha drasticamente ridotto la consistenza delle generazioni più giovani.

Il Governo cinese è uno dei più pragmatici al mondo. Per tenere a freno la crescita demografica passata è arrivato a porre un limite sul numero di figli per coppia: uno andava bene, averne due poteva essere tollerato solo in alcuni casi, arrivare a tre era un reato. Se ora Pechino ha rivisto le sue posizioni significa che le condizioni sono cambiate e che dal problema dell’eccessiva crescita della popolazione si è passati al prendere in seria considerazione le implicazioni economiche negative di una fecondità che rimane troppo sotto il livello di equilibrio generazionale. Questo cambiamento è avvenuto con cautela, quasi con il timore che, togliendo il freno imposto, la fecondità potesse spontaneamente tornare ad essere esuberante. Il primo passo, messo in atto nel 2015, è stato allora quello di consentire a tutti di avere al massimo due figli. I risultati sono stati però al di sotto delle aspettative. Le stime disponibili indicano un numero di nascite annue salito da circa 16 milioni a quasi 18 milioni nel 2017, per poi però crollare sotto i 15 milioni prima della pandemia. La stima più recente, riferita al 2020, è di un numero medio di figli precipitato a 1,3 e un numero di nascite poco sopra i 10 milioni. Ne consegue uno scenario futuro dell’andamento della popolazione e dell’ampliamento degli squilibri strutturali ancor più negativo di quanto sinora previsto.

Di fronte a questi dati il Governo cinese ha quindi rotto gli indugi. Ciò ha portato, da un lato a chiudere con la politica passata di restrizione, d’altro lato ad aprire una nuova fase di supporto alla formazione di nuove unioni e di sostegno alle responsabilità genitoriali. In questi giorni è stato infatti approvato l’emendamento che consente di avere anche un terzo figlio, ma sono in discussione anche misure per favorire in modo attivo un aumento della natalità.

Riuscire a ridurre gli squilibri demografici prodotti dalle dinamiche passate e ora ulteriormente accentuati dalle dinamiche recenti non sarà per nulla scontato. A differenza dei paesi occidentali la Cina non ha a disposizione attualmente né la leva dell’immigrazione né quella di un consolidato sistema di politiche familiari. I margini per risollevare la fecondità e ridurre la distanza dalla soglia di equilibrio generazionale sembrano però teoricamente esserci. Il numero medio di figli desiderato si è sensibilmente ridotto nelle generazioni più giovani, le quali hanno introiettato aspettative e comportamenti tipici delle società moderne avanzate. Tale valore, pari a 1,85 secondo le stime più recenti, è comunque molto più elevato rispetto al numero attuale di figli effettivamente avuti. Ma se i freni non arrivano più dalla legge, a pesare sono ora le condizioni economiche ritenute necessarie per formare una famiglia ed avere figli, oltre all’incertezza verso il futuro accentuata dalla pandemia di Covid-19. Si tratta di fattori che incidono soprattutto tra chi ha meno di 30 anni ed è proprio la fecondità di chi ha tale età che risulta maggiormente oggi in riduzione.

Consentire di avere il terzo figlio avrà quindi effetti ancora minori rispetto alla politica del secondo figlio, mentre molto più interessante sarà capire se, quanto e come la Cina deciderà di incentivare l’effettiva realizzazione di tali scelte e con quali risultati.

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