Le nuove generazioni, cresciute nella società del benessere, si trovano oggi in condizione di scarsità. I dati appena pubblicati dall’Istat, in un approfondimento appositamente dedicato agli under 35, confermano andamenti negativi in corso da troppi anni. Raccontano di un paese in cui i giovani sono sempre di meno, nel quale trovano limitate possibilità di lavoro di qualità e dal quale ne vanno sempre di più. Il risparmio privato delle famiglie italiane, mediamente più elevato rispetto agli altri paesi, è stato fortemente eroso dalla crisi ed è messo a dura prova dalla lunga dipendenza economica dei figli. Alto debito pubblico e accentuato invecchiamento della popolazione pongono dei vincoli alla spesa sociale da destinare a formazione e welfare attivo per i giovani. Come conseguenza le nuove generazioni rischiano di trovarsi con un presente di scarse risorse e ridotte opportunità, rinviando ad un incerto futuro prossimo la realizzazione dei propri progetti di vita e ad un indefinito futuro remoto la possibilità di raggiungere una pensione decente, come ribadito anche recentemente dal presidente dell’INPS.
Una trappola perfetta se si dovesse aggiungere anche la rassegnazione. La condizione peggiore non è infatti quella di chi ha di meno ma quella di chi rinuncia a trarre il meglio da ciò, poco o tanto, che ha. Come suggerisce la parabola dei talenti, meno si ha e più è importante scegliere bene per aumentare la possibilità di migliorare. La buona notizia è che in gran parte dei giovani, pur in difficoltà, questa voglia di crederci c’è e che contesti come Milano, assieme ad altre città italiane, stanno potenziando in modo innovativo le forme di inclusione attiva. Gli esisti migliori li trovano programmi che non trattano chi parte da condizione svantaggiata come categoria da proteggere, ma come risorsa per lo sviluppo della città da sbloccare.
Le difficoltà economiche sono quelle più sentite nel presente e maggiormente in grado di indebolire l’atteggiamento progettuale verso il futuro. Riattivare comportamenti virtuosi passa attraverso il ritrovare, nel contempo, fiducia nelle proprie potenzialità e nella capacità promozionale del contesto in cui si vive. Un esempio incoraggiante in questa direzione è il laboratorio di “Educazione finanziaria” avviato nel 2013 dall’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Milano in collaborazione con Progetica, UNI e Università Cattolica, confluito poi nel progetto “Welfare di tutti” cofinanziato dalla Fondazione Cariplo. Il piano prevede la realizzazione di una rete di educatori finanziari, operatori sociali qualificati organizzati da soggetti del terzo settore, che operano gratuitamente in sportelli messi a disposizione dalle proprie Associazioni e dal Comune. Ad oggi sono già 25 gli educatori finanziari formati, già contattabili sul sito wemi.milano.it, ma si punta ad arrivare a 300 entro giugno 2018.
Si tratta di uno strumento concreto, aperto a tutti i cittadini, in grado di aiutarli a pensare in modo previdente e progettuale la propria vita e a combinare virtuosamente le proprie risorse economiche con il fattore tempo. Una iniziativa che favorisce anche un cambiamento culturale, incentivando persone e collettività a darsi come metodo quello di cercare di trarre il meglio per domani da quanto è possibile fare oggi.