Che il Governo Conte riesca effettivamente a partire dipende solo da Movimento 5 Stelle e Lega, dalla solidità del loro accordo su nomi e programma. Che sia giusto dare a tali due forze la possibilità di provarci è convinzione diffusa, anche tra coloro che hanno votato diversamente il 4 marzo. Molta più incertezza c’è, invece, su cosa attendersi da un possibile esecutivo giallo-verde.
Molto netto, nelle ultime elezioni, è stato il voto dei giovani “contro” i partiti tradizionali con responsabilità nella passata guida del Paese, ma meno convinto, nel complesso, il voto “a favore” delle forze risultate poi vincitrici. Risulta insomma chiaro, per le nuove generazioni, cosa del passato non è piaciuto ma meno chi e cosa promuovere per un futuro migliore. I risultati delle rilevazioni condotte dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo, durante la campagna elettorale, subito dopo il voto e ora, alla vigilia dell’avvio di un nuovo governo, forniscono dati coerenti in questo senso.
Tali dati rivelano come gli under 35 guardino con una certa curiosità l’esperimento che Di Maio e Salvini propongono al Paese, ma rimangano dubbiosi sui possibili esiti. Prevale un misto di attesa, di sospensione di giudizio, ma anche moderata preoccupazione: dichiara di guardare con fiducia il possibile nuovo governo poco meno di un terzo degli intervistati (ma con valori nettamente maggioritari per gli elettori di Lega e M5S). Chi manifesta moderata perplessità è il 29,1%, mentre il 28,7% è molto scettico. Poco più di un intervistato su dieci non si esprime.
L’impatto maggiore atteso è quello sull’immigrazione, seguito dall’occupazione giovanile. Su questi due temi c’è comunque sostanziale equilibrio tra chi prevede un’azione migliorativa e chi peggiorativa. Risultati meno favorevoli i giovani intervistati si aspettano, invece, sulla capacità di rafforzare la crescita economica e di ridurre le disuguaglianze: a ritenere che ci sarà un impatto positivo è circa il 17% del campione, contro valori oltre 10 punti percentuali più elevati di chi è di opinione contraria. Intervenire incisivamente su questi ambiti richiede, verosimilmente, tempi e sintonia di intenti superiori rispetto a quanto sembra oggi poter promettere l’alleanza giallo-verde.
Passando, più specificamente, alla fiducia sulla realizzazione dei punti qualificanti del programma di M5S e Lega, sembra prevalere la posizione di quest’ultimo partito. Al primo posto c’è la modifica della Legge Fornero, punto d’impegno comune di entrambe le forze politiche, con oltre il 40% degli intervistati che ritengono verrà realizzata. Segue la gestione dei flussi migratori: il 35,7% degli intervistati è convinto che il nuovo Governo lascerà una sua impronta (si sale quasi al 70% tra i leghisti). Poco sotto chi è pronto a scommettere sull’attuazione della flat tax (circa il 30%), mentre solo il 26,1% prevede l’effettiva introduzione del Reddito di cittadinanza. A puntare sull’applicazione di quest’ultimo punto sono quasi solo i pentastellati, mentre tra gli elettori leghisti prevale il timore si possa risolvere in assistenzialismo, soprattutto a beneficio del Mezzogiorno.
Il livello di aspettative moderatamente basse, come risulta da questi dati, con cui sembra partire l’eventuale nuovo Governo può però anche essere considerato un vantaggio. Basterebbe, infatti, anche la percezione di provare (e riuscire) a fare un po’ meglio dei governi precedenti su immigrazione e lavoro per ottenere una crescita di consenso da rendere spendibile nelle prossime elezioni.