Giovani: Italia, la peggiore in Europa

Mentre gli altri paesi hanno lasciato alle spalle la Grande recessione iniziata nel 2008 tornando ai livelli precedenti, per i giovani italiani le fragilità sono diventate persistenti e per certi versi si sono cronicizzate.

Esiste un’ampia variabilità in Europa di incidenza dei NEET (i giovani non occupati e non inclusi in alcun percorso formativo). All’estremo inferiore troviamo i Paesi Bassi con un valore pari all’8,2 percento nella fascia tra i 20 e i 34 anni, mentre a quello superiore è saldamente assestata l’Italia con il 29,4 percento. I giovani italiani presentano, quindi, un rischio di trovarsi nella condizione di NEET pari a 3,6 volte rispetto ai coetanei olandesi. A mettere in luce questo divario è il report Eurostat “Statistics on young people neither in employment nor in education or training” pubblicato online a giugno 2021 (con dati aggiornati al 2020).

Il posizionamento sui livelli peggiori del nostro paese su tale indicatore – che più di ogni altro misura lo spreco di giovani in un territorio – è andato a consolidarsi nel tempo. Il dato dei Paesi Bassi e quello medio europeo nel 2007 erano esattamente uguali a quello più recente. Il dato italiano nello stesso periodo è aumentato di ben 7 punti percentuali. Questo significa che mentre gli altri paesi hanno lasciato alle spalle la Grande recessione iniziata nel 2008 tornando ai livelli precedenti, per i giovani italiani le fragilità sono diventate persistenti e per certi versi si sono cronicizzate.

L’impatto della pandemia rischia di relegare ulteriormente verso il basso la condizione delle nuove generazioni nel nostro paese. Si tratta di un timore molto elevato tra i giovani italiani. I dati raccolti in un’indagine internazionale, condotta a maggio 2021 da Ipsos per l’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo, rivelano come gli intervistati italiani (tra i 18 e i 34 anni) diano nel 47 percento dei casi un giudizio negativo su come finora è stata affrontata la questione dei NEET. Solo il 18% circa pensa che in Italia si sia fatto più che nel resto d’Europa. La percentuale di giudizio negativo su quanto fatto nel proprio paese risulta, invece, più bassa da parte dei giovani spagnoli (40%) e ancor più bassa da parte dei coetanei tedeschi e francesi (29%).

La condizione di Neet ha alla base diseguaglianze generazionali che vanno ad intrecciarsi anche con quelle sociali, territoriali e di genere. Risulta inoltre, come mostrano molte ricerche, tanto più corrosiva quanto più si protrae nel tempo. Deve quindi preoccupare particolarmente il fatto che l’Italia sia il paese che da più lungo tempo detiene il record negativo di questo fenomeno, con incidenza che rimane elevata, superiore al 30%, anche nella fascia tra i 25 e i 34 anni. Sempre i dati dell’Osservatorio giovani mostrano come a tale età siano quasi l’80% i NEET insoddisfatti della propria situazione economica contro poco più del 40% dei coetanei. Alto è il rischio, per troppi giovani, di portare fragilità e frustrazioni nella vita adulta. L’auspicio è, allora, che il 2021 chiuda la fase di ampliamento delle diseguaglianze a danno dei giovani e se ne apra una nuova in grado di collocare finalmente in modo pieno le nuove generazioni al centro dei processi di sviluppo del paese.

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L’ARTICOLO E’ CONTENUTO NELLO SPECIALE: DISUGUAGLIANZE, E’ ORA DI CAMBIARE

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