I numeri sono fondamentali per capire quanto l’epidemia di Covid–19 si sia diffusa nella popolazione italiana. Ci forniscono indicazioni sul livello di gravità raggiunto e sulle dinamiche in corso, aiutandoci ad anticipare un suo possibile rallentamento e prefigurare i tempi di una ripresa progressiva delle attività del Paese. Allo stato attuale, però, l’unica informazione certa che abbiamo è che i dati ufficialmente forniti sono sottostimati. Sono, infatti, solo la punta di un iceberg.
Quello che sarebbe quindi utile capire, prima di qualsiasi altra considerazione, è in che proporzione sta la parte che emerge rispetto a quella sommersa. Secondo i dati forniti dal bollettino giornaliero della Protezione civile, i casi (infetti) totali riscontrati hanno oramai superato quota 100mila, ma è verosimile che i contagiati siano molti più. L’ordine di grandezza potrebbe essere quello dei milioni più che delle centinaia di migliaia, come suggerisce anche uno studio dell’Imperial College.
La capacità di contagio e la letalità del virus sono tali da quadruplicare in poche settimane i decessi osservati, come indicato in una nota dell’Istat citata ieri dal presidente Blangiardo su queste pagine. Senza misure di contenimento, dunque, è verosimile superare i 100mila morti per Covid–19 nella sola Lombardia e ben oltre mezzo milione in Italia. Prima di dar conto di tali valori è però necessario partire dal limite delle informazioni disponibili. Il dato ufficiale sugli infetti è sottostimato perché dipende dal numero di tamponi effettuati e dai criteri adottati per i test.