Come preparare il futuro correggendo vecchi squilibri

La ripresa riparta dalla demografia

Le epidemie sono state per millenni una costante nella storia dell’umanità. Erano presenti in modo endemico, ovvero colpivano in modo ricorrente la popolazione con effetti spesso devastanti. Questo però non impedì all’Italia di crescere dal punto di vista economico, sociale e artistico. Tra la peste del Boccaccio e quella dei Promessi sposi l’Italia fu in grado di produrre l’Umanesimo e il Rinascimento.

Era un mondo che conviveva con l’arrivo del nemico invisibile. Ne subiva gli attacchi, che arrivano spesso più che a decimare la popolazione. Si era però organizzato per contenere la diffusione ma anche per favorire la ripartenza dopo che la Morte nera aveva deciso di essersi saziata abbastanza. Negli anni successivi alla crisi si assisteva ad una impennata di matrimoni e nascite, assieme a forti flussi di migrazione dalle campagne alle città per ridare impulso alla produzione e al commercio.

Fortunatamente non viviamo più in quel mondo, anche se alcuni rischi non sono del tutto superati. La conoscenza scientifica e la medicina consentono alla grande maggioranza di chi nasce oggi di passare indenne tutte le fasi della vita e arrivare nel pieno dell’età anziana. Le epidemie catastrofiche non sono più presenti in modo endemico. Ma sarebbe un grave errore considerare queste conquiste come irreversibili e scontate. Covid-19 è semplicemente la conferma di un rischio che sapevamo potenzialmente esistere, ma rispetto al quale non ci siamo attrezzati con un protocollo per affrontarlo. Ci troviamo ora a sperimentare direttamente le insidie e i costi a cui espone un virus con letalità non così elevata ma con alto grado di contagio.

L’Italia si trova attualmente al centro di questa crisi sanitaria. Nessun altro paese sta pagando un costo così elevato in termini di vite umane: superato il primo mese dalla notizia del “paziente uno” ci troviamo con quasi 60 mila casi e circa 5.500 morti. L’urgenza a cui siamo chiamati tutti è quella di contribuire a ridurre la diffusione. Il premier Conte ha annunciato nuove misure ancora più restrittive sulle possibilità di movimento dei cittadini e sulle attività minime garantite. Ma se non eravamo preparati ad un evento di questo tipo, dobbiamo ora prepararci al dopo. Dobbiamo far di tutto per non rassegnarci ad essere il paese con le peggiori conseguenze di medio e lungo periodo su benessere sociale e crescita economica. Sarebbe fatale perché l’Italia era già in maggior difficoltà a crescere rispetto alle altre economie avanzate, con l’aggravante di un elevato debito pubblico e accentuati squilibri demografici.

Se il costo maggiore dell’emergenza in termini di mortalità è concentrato soprattutto sulle generazioni più anziane, le implicazioni negative di un’uscita non adeguatamente preparata e gestita andrebbero a pesare fortemente sulle giovani generazioni. Per preparare il piano di ripresa è necessario avere chiaro qual era la situazione prima del 2020 e quali le implicazioni di questo nuovo scenario. L’epidemia ha colpito nel modo più grave il paese che in Europa presentava il record di NEET (under 35 che non studiano e non lavorano), la più lunga permanenza nella casa dei genitori, la più tardiva età di arrivo nel primo figlio. Dopo la fase acuta della crisi economica iniziata nel 2008, non si è osservata nessuna solida ripresa. Dal punto di vista demografico il bilancio tra nascite e decessi è, anzi, diventato negli ultimi anni sempre più rosso.

Se non vogliamo lasciare che gli squilibri vengano ora irrimediabilmente amplificati è necessario monitorare e valutare gli effetti di questa nuova inedita emergenza sui percorsi formativi e lavorativi dei giovani e sui loro progetti di vita. Da porre come base per politiche in grado di ridare vitalità al Paese e rimanere inseriti nei processi più promettenti di sviluppo di questo secolo. Se la peste non ha fermato il Rinascimento italiano, tanto meno possiamo rassegnarci al declino dopo il coronavirus. Ma solo se ritroviamo fiducia e mettiamo in campo il meglio di noi stessi.

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