E’ passato esattamente un mese da quando il lockdown è stato esteso all’intera penisola. Da allora viviamo tutti una comune condizione di spaesamento. Le due frasi più utilizzate in questo periodo sono state “andrà tutto bene” e “nulla sarà più come prima”, ma non abbiamo ancora chiaro come far stare assieme l’auspicio della prima con la consapevolezza della seconda.
Topic: popolazione, risorse e sviluppo
Una chiamata collettiva va favorita con gli strumenti adeguati
Gli italiani – ma vale per gran parte del mondo più ricco – si erano abituati a vivere una normalità libera dai grandi flagelli della guerra e della peste presenti in modo endemico nel passato. L’Uomo andato sulla Luna pensava di poter guardare da lontano i terribili rischi del mondo vissuto dalle generazioni precedenti. In effetti è così, ma solo se non diamo per scontato la possibilità che grandi conflitti e grandi epidemie, pur in forma diversa, possano tornare a colpire. Questo timore è diventato particolarmente acuto in queste ultime settimane, perché la sensazione di tutti è di trovarsi come i protagonisti di Pleasantville: strappati dalla nostra quotidianità e catapultati improvvisamente dentro ad una fiction, di quelle con trama distopica.
Cogliere le opportunità della tecnologia
Non possiamo pensare di affrontare l’emergenza sanitaria in corso e le sue implicazioni senza tener conto delle specificità che ci connotano, avendo nel contempo ben chiara la rotta da tenere dopo aver superato l’attuale tempesta.
Coronavirus. Una «Operazione Dynamo» per le mascherine
Mancano le mascherine. L’Italia, nel pieno dell’emergenza Covid-19, si trova con grave carenza di dispositivi di protezione individuale indispensabili a contenere la diffusione del virus. Confcooperative e Legacoop hanno lanciano l’allarme sulle condizioni degli operatori sociali e sociosanitari, annunciando che senza presidi sanitari adeguati rischiano di chiudere: “Senza un aiuto non potremo garantire più nessun servizio essenziale”. Non bastano i dispositivi che produciamo normalmente e nemmeno quelle che riusciamo ad importare.
Un milione di 40enni in meno. La mina demografica è già innescata
Nel 1950 L’Italia era il decimo Paese più popolato al mondo, mentre oggi non entra nei primi trenta. Non si tratta più solo di una diminuzione relativa del peso demografico del nostro paese rispetto allo scenario globale, da qualche anno l’Italia è entrata in una fase di diminuzione anche in termini assoluti. Da qui al 2050 la popolazione mondiale salirà di altri due miliardi di abitanti mentre la popolazione italiana si ridurrà, secondo le previsioni Istat ed Eurostat, di oltre un milione e mezzo.