Topic: giovani

Una transizione debole verso il futuro senza i giovani

Se non cogliamo l’occasione per costruire un paese migliore dopo la discontinuità prodotta dalla pandemia – attraverso capacità di visione e impegno collettivo – sicuramente peggioreremo e di molto. L’impatto della crisi sanitaria sta rendendo ancor più pesanti alcuni squilibri che erano già su livelli record del nostro paese: in particolare sul versante finanziario (debito pubblico), demografico (denatalità) e sociale (accesso a opportunità e benessere). Ma la crisi in corso sta ulteriormente indebolendo i percorsi formativi e lavorativi, in particolare delle nuove generazioni.

Sos giovani: Italia ultima in Europa, deserto al Sud

La qualità del futuro di un territorio è strettamente dipendente dalla qualità della formazione delle nuove generazioni e dalla valorizzazione del loro capitale umano. Per capire, allora, se una economia avanzata sta andando nella direzione giusta, gli indicatori più informativi sono proprio quelli che riguardano la condizione dei giovani. Se questo è vero, vanno guardati con grande preoccupazione i valori riportati in queste pagine. Confermano che non solo ci troviamo con meno giovani rispetto al resto d’Europa, ma li dotiamo complessivamente di meno degli strumenti necessari per renderli ben preparati, attivi e vincenti rispetto alle sfide del proprio tempo. Rivelano impietosamente il fallimento delle politiche degli ultimi decenni nel compito più alto di una comunità, che è quello di trasformare il potenziale delle nuove generazioni in produzione di valore collettivo.

Occasione unica per mettere i giovani al centro della crescita

L’attenzione verso le nuove generazioni è stata una costante degli scritti e degli interventi pubblici di Mario Draghi come Governatore di Bankitalia e nel periodo successivo, spesso come richiamo rispetto alla scarsa sensibilità sul tema della politica italiana. Con la sua entrata a Palazzo Chigi questa attenzione ha finalmente l’occasione di essere portata, con la sensibilità e le competenze giuste, al centro delle scelte del Paese. Non certo in modo retorico e con l’idea che i giovani siano una componente svantaggiata da soccorrere, ma con la solida consapevolezza che senza la valorizzazione del capitale umano delle nuove generazioni nessuna crescita solida sia possibile, tantomeno nel nostro Paese.

L’efficacia del recovery plan? Dipenderà dalle risorse ai giovani

Il nuovo premier incaricato sa bene che se l’Unione europea si gioca molta della sua credibilità con Next Generation Eu, è altrettanto vero che il successo di tale iniziativa dipende dall’Italia, da come gestirà la fetta di fondi di cui è destinataria. Un governo solido, in grado di proporre un progetto convincente per una nuova fase di sviluppo del Paese, è ciò di cui l’Italia ha bisogno. La debolezza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) va considerata causa e conseguenza dell’instabilità del quadro politico.

Nel «tredicesimo» mese dell’anno

Se pensavamo che il nuovo anno e l’arrivo del vaccino avrebbero risolto tutto, ci siamo un po’ illusi. Gennaio 2021 sembra piuttosto un tredicesimo mese aggiunto in coda al 2020. Siamo ancora in piena emergenza, con la diffusione dell’epidemia che fa fatica a rallentare; con i colori delle Regioni che resta impetuosa (e senza i freni posti sarebbe ancor più devastante); con le scuole che non sanno quando potranno ritornare con studenti in presenza perché il Ministero dice una cosa, le Regioni un’altra e i giudici un’altra ancora; con cittadini, famiglie e aziende che sentono ticchettare il timer della bomba socio-economica di primavera e vivono in un quadro di forte incertezza che, ora, la crisi di governo aggrava. L’emergenza, insomma, diventa sempre più pesante da gestire, e le sue conseguenze appaiono serissime non solo nel breve, ma anche nel medio e lungo periodo. E bisogna avere la lucidità di riconoscere che a pagarne il prezzo maggiore, oltre la stretta dimensione sanitaria, sono i giovani, messi ai margini dei percorsi di formazione e lavoro, e colpiti nella dimensione del benessere psicologico e sociale.

Le ricerche internazionali, documentate nel Rapporto steso dal gruppo di esperti su “Demografia e Covid” istituito presso il Dipartimento per le politiche della famiglia, mostrano, in vari Paesi in cui i dati sono disponibili, come circa un giovane su tre durante il primo lockdown abbia riportato condizioni moderate o severe di stress e ansia, umore negativo, fino a stati di depressione, senso di abbandono e i disturbi psicosomatici. Varie analisi registrano, inoltre, un aumento dei comportamenti aggressivi, oppositivi e trasgressivi.

I fattori alla base della crescita del disagio sono molteplici. A livello individuale (…)

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